"Questo ragazzo è certo che per aver parlato subirà la stessa sorte della sorella". Lo ha detto in aula l'avvocato Valeria Miari, che assiste come parte civile il fratello di Saman Abbas.
Il "forte stress" subito dalla vicenda e "le minacce subite, oggetto di altro procedimento penale, che arrivavano ad ogni sua uscita pubblica" sono due elementi su cui ha insistito l'avvocato Claudio Falleti, difensore del fidanzato di Saman Abbas, per opporsi a una nuova testimonianza del suo assistito, Il ragazzo è stato infatti già sentito in incidente probatorio prima dell'inizio del processo. Ma i difensori degli imputati Danish Hasnain, Ikram Ijaz e Nomanhulaq Nomanhulaq, zio e cugini di Saman, lo hanno inserito nelle loro liste testi su cui si deve esprimere la Corte d'assise. Ma "non essendoci ulteriori nuove circostanze", ha detto Falleti in aula, non è necessario chiamarlo a deporre.
L'avvocato Liborio Cataliotti, difensore di Danish Hasnain, lo zio di Saman accusato insieme ad altri quattro parenti dell'omicidio della nipote, ha preannunciato alla Corte di assise che chiederà per il proprio assistito di poter beneficiare dello sconto di pena previsto dal giudizio abbreviato se, all'esito del processo e della sentenza, verrà per lui modificata l'impostazione d'accusa e se il reato contestato non dovesse più essere ostativo alla concessione del rito alternativo. Hasnain a novembre ha consentito il ritrovamento del cadavere della 18enne, interrato in un casolare a Novellara non distante dalla casa di famiglia. E ha fornito una ricostruzione dei fatti secondo cui avrebbe solo accompagnato i cugini Ikram Ijaz e Nomanhulaq Nomanhulaq, coimputati, a seppellire il corpo. Per l'accusa è invece ritenuto l'esecutore materiale. Attualmente a lui, come agli altri imputati, sono contestati omicidio aggravato da premeditazione, motivi abietti e legame di parentela, oltre a occultamento di cadavere e sequestro di persona. Cataliotti, parlando coi giornalisti a margine dell'udienza a Reggio Emilia, ha spiegato che a suo avviso le aggravanti possono essere messe in discussione. Sui motivi abietti ha detto che "il dubbio è se una norma di cultura, di matrice religiosa, possa essere interpretata come un'aggravante rispetto all'omicidio. Cioè l'omicidio d'onore, giudicato con una responsabilità attenuata nel paese di origine dei tre, ammesso e non concesso che questo sia stato il movente del reato, può rappresentare, importata questa cultura in Italia, un'aggravante?". Poi il rapporto di parentela "riguarda i genitori e non gli altri tre imputati". La premeditazione, infine "deve essere valutata in ordine a ciascuno degli imputati". E "lui si professa estraneo allo stesso occultamento di cadavere".