"Non lasciateci soli". E' la richiesta accorata dei sindaci dei Comuni romagnoli più colpiti dalle alluvioni di un mese fa, che hanno causato 15 morti e migliaia di sfollati. Frane in collina, allagamenti in pianura. Il fango è stato pulito, ma molti problemi rimangono: mentre la stima dei danni a strade, campi, infrastrutture, imprese, sfiora i 9 miliardi, territorio bolognese compreso, cresce l'insofferenza per il ritardo nella nomina del Commissario e l'urgenza delle risorse per ricostruire.
Alluvione in Emilia-Romagna, oggi e un mese fa FOTO
Una richiesta d'aiuto scandita forte dal primo cittadino di Modigliana Jader Dardi, Comune nella Valle del Tramazzo, in provincia di Forlì-Cesena, dove gli oltre 1.000 ml di piogge cadute nei due eventi del 2 e 16 maggio hanno compromesso tutta la rete stradale con frane, divallamenti, voragini grandi come canyon. Tanti campi agricoli divelti, crepati, filari di vite spazzati via. Si sono aperti varchi di primo accesso per consentire pian piano ai 258 evacuati di tornare nelle loro case (ancora 150 non ci sono riusciti). "Ripartire significa riprogettare lo sviluppo del territorio - sottolinea Dardi - perché non potrà più essere come prima; stiamo scoprendo che ci sono strade che è impensabile poter rifare nella loro posizione". In area collinare e montana, resiste tra le innumerevoli frane Casola Valsenio, ma "la situazione è ancora molto delicata", dicono il sindaco Giorgio Sagrini e il vice Maurizio Nati. Ora fuori casa resta ancora qualche famiglia, una quindicina di persone "un numero provvisorio, perché basta un giorno di pioggia o una bomba d'acqua per costringerci a evacuare almeno un centinaio di cittadini".
Il territorio è fragile e compromesso: 250 frane su 90 Km, alcune zone ancora isolate. Sindaco e vicesindaco chiedono con insistenza la nomina del Commissario, "non si può più aspettare, in autunno rischiamo di dover portare via i cittadini dalle campagne, si corre il rischio di spopolamento". In pianura, a Conselice, nel Ravennate, finalmente il paese, dopo settimane in cui l'acqua faticava a ritirarsi, "è stato tutto ripulito", conferma la prima cittadina Paola Pula. La scorsa domenica sono stati chiusi i centri di accoglienza che hanno dato riparo agli sfollati, ma l'acqua ha prodotto ingenti danni alle abitazioni. Il Comune sta già raccogliendo le domande per la sistemazione autonoma: "E preciso che le risorse sono solo della Regione Emilia-Romagna - attacca Pula - perché il Governo ancora non ci ha fatto sapere nulla ed è una vergogna". Poco lontano, a Lugo, l'assessora ai Lavori Pubblici Veronica Valmori ripercorre le ore drammatiche della notte tra il 16 e il 17 maggio, quando si sono verificate tre esondazioni del Santerno. "Anche io mi trovavo sul posto e ricordo l'argine - racconta - che sembrava una spugna imbevuta d'acqua e la paura di quel rumore sordo quando ha ceduto. Due dei nostri dipendenti erano proprio lì, preoccupati da una luce rimasta accesa in una casa che risultava già evacuata".