Oggetti di vita quotidiana (scarpe, pentole, mollette, mappe stradali) lasciati a terra e ricoperti di fango, davanti al Tribunale di Bologna, in via D'Azeglio, a simboleggiare i danni provocati dai cambiamenti climatici. E' il flash mob di protesta organizzato da una trentina di ambientalisti di Ultima Generazione, al termine dell'udienza per i tre attivisti - Ettore, Mida e Silvia - arrestati il 2 novembre per aver bloccato per circa un'ora la tangenziale.
I tre, difesi dagli avvocati Elia De Caro e Mimma Barbarello vennero fermati con le accuse di violenza privata aggravata, danneggiamento e interruzione di pubblico servizio aggravata, ma per quest'ultimo reato il giudice non convalidò l'arresto. Per due di loro venne stabilito il divieto di dimora a Bologna, mentre per il terzo l'obbligo di firma. Nel frattempo anche per gli altri due attivisti le misure sono state attenuate e trasformate in obbligo di firma.
Questa mattina i legali dei tre imputati hanno chiesto il rito abbreviato e prodotto un video dell'azione in Tangenziale, per dimostrare le modalità non violente della protesta andata in scena il 2 novembre. Gli attivisti hanno poi rilasciato delle dichiarazioni spontanee, esprimendo la loro preoccupazione in merito ai problemi legati ai cambiamenti climatici che riguardano il pianeta, e che li ha spinti quindi a protestare in tangenziale, senza però mettere a rischio la loro incolumità e quella degli automobilisti.
Flash mob con fango di ambientalisti davanti al Tribunale di Bologna
L'udienza per gli attivisti di Ultima Generazione è stata rinviata al 18 gennaio