Novellara vorrebbe ricordarla com'era, pensare che ancora vive. Ma non può farlo, perché quando tutti hanno saputo dell'esistenza di Saman Abbas, lei era già tre metri sotto terra.
E allora il piccolo paese oggi dice addio, ma insieme consacra la 18enne pachistana a icona di libertà, una storia da raccontare nelle scuole, una memoria da custodire. Sotto la pioggia, nel silenzio del cimitero dove è sepolto da oltre 30 anni il fondatore dei Nomadi Augusto Daolio, il fratello Ali piange la sorella "più forte e coraggiosa", parole che non è riuscito a pronunciare, ma che resteranno incise su una stele a fianco della tomba.
"Mi mancherai ogni giorno, ogni momento, ogni notte", il messaggio del ragazzo completato da una farfalla stilizzata e dalla foto di Saman, l'ormai nota immagine con il nastro rosso tra i capelli. Riproposta anche in piazza dell'Unità d'Italia, il luogo centrale del paese dove a sera arriva la fiaccolata pubblica. Qui il volto della 18enne è composto attraverso centinaia di foto di donne reggiane, dall'associazione Fuorifuoco.
Al funerale non c'era il padre Shabbar, in carcere con una condanna all'ergastolo e neppure la madre, con la stessa pena della reclusione a vita, ma ancora latitante in Pakistan dove fuggì insieme al marito il primo maggio 2021, la data di morte della figlia incisa sulla lapide. Saman è stata uccisa perché voleva ribellarsi alle tradizioni familiari, non voleva sposare un parente in patria: questo ha sostenuto la Procura di Reggio Emilia che ha ottenuto anche la condanna dello zio della giovane, Danish Hasnain, a 14 anni. Fu lui, a novembre 2022, a indicare dove era stata sepolta, non lontana dalla casa di famiglia. Mentre i due cugini, rimasti a lungo in carcere, il 19 dicembre sono stati assolti e liberati. La cerimonia è stata officiata in una forma ristretta e riservata, per tutelare il fratello che durante il processo ha compiuto 18 anni e ha preso una posizione netta, accusando i propri familiari. Il ragazzo è rimasto in silenzio, ha posato un po' di terra sulla bara di Saman. C'erano una quindicina di persone: la prefetta Maria Rita Cocciufa in rappresentanza dello Stato, i carabinieri, la sindaca Elena Carletti, Yassine Lafram, presidente dell'Ucoii che ha presieduto il rito ricordando l'impegno dell'Islam contro la violenza sulle donne, altri rappresentanti delle comunità mussulmane e alcune persone che in questo tempo sono state vicine al giovane pachistano. I bambini della scuola media Lelio Orsi, frequentata da lui e da Saman, hanno donato un cuore di fiori di carta, con una lettera. "Il pensiero va al fratello, ha davanti un percorso sfidante e non semplice, il Comune di Novellara ci sarà, la piccola comunità che si è aggregata oggi intorno a lui ci sarà", ha assicurato la sindaca Carletti parlando con i giornalisti e sottolineando, lei che è figlia del tastierista dei Nomadi Beppe Carletti, come anche la sepoltura vicina a Daolio sia in qualche modo evocativa: "Lui cantava la libertà". Da domani chi vorrà potrà andare a visitarla. "Resterà sempre qui all'ingresso del cimitero. Saman resterà a Novellara come simbolo di libertà e di impegno per tutti", ha aggiunto la sindaca.
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