BOLOGNA, 26 SET - Dal 2012 al 2022 la retribuzione media giornaliera in termini reali depurata dal costo della vita è calata del 4% in Emilia-Romagna, pur rimanendo più alta della media italiana: 104 euro contro 99. È quanto emerge dallo studio 'I numeri dell'economia regionale' curato dal vicesegretario di Unioncamere Emilia-Romagna Guido Caselli, presentato oggi a Bologna in occasione di un incontro col presidente dell'Abi Antonio Patuelli.
In un decennio le retribuzioni dei dirigenti sono salite dell'8%, rimanendo lievemente più basse (552 euro contro 555) della media italiana. Invariate quelle dei quadri (236 euro), mentre soffrono un calo impiegati (109 euro, -4%) e operai (86 euro, -4%). Costruzioni (-9%), commercio e ristorazione (-6%) e servizi alle imprese (-10%) sono i settori in cui si sono registrati i cali più alti.
Resta elevato il gender gap: gli uomini hanno una retribuzione il 38% più elevata delle donne (in Italia la media è del 35%). Ampio anche il differenziale di età: gli over 50 prendono il 56% in più degli under 30. La retribuzione dei dirigenti è il 544% di quella degli operai: sei volte e mezzo più alta, la forbice a livello italiano è di sette volte.
Guardando all'economia territoriale nel suo complesso emerge come in Emilia-Romagna il valore aggiunto (un indicatore analogo al Pil) sia cresciuto del 12% dal 2015 al 2024, dietro solo a Trentino Alto Adige e Lombardia(+13%). Ma per la regione più popolata d'Italia pesa Milano: la Lombardia senza il suo capoluogo sarebbe cresciuta del 10%. Per il 2024 e il 2025 è attesa una crescita del Pil emiliano-romagnolo dell'1,1%: a fare da traino saranno Bologna e Modena, più in difficoltà Ferrara e Piacenza.
In E-R retribuzioni reali giornaliere giù del 4% in 10 anni
Salgono gli stipendi dei dirigenti, giù gli operai