Emilia Romagna

Violenza di gruppo su una 16enne, incastrati dal dna

Per 17enne e 18enne. Individuati dopo appuntamento sui social

Una macchina dei carabinieri

Redazione Ansa

 Avrebbero pattuito via social un appuntamento sessuale a pagamento con una minorenne.

Ma la ragazzina una volta in auto con i due, si era spaventata chiedendo di essere riportata a casa.

I due l'avevano minacciata e dopo averla violentata l'avevano abbandonata di notte in strada.

La vicenda, che risale alla notte tra il 5 e il 6 agosto scorso, era emersa perché la stessa 16enne aveva chiamato il 113 per chiedere aiuto.

A tre mesi di distanza i carabinieri del comando provinciale di Rimini, dopo i riscontri forniti dal dna, hanno dato esecuzione a due misure cautelari nei confronti di due giovanissimi indagati per violenza sessuale di gruppo, aggravata dall'uso di sostanze stupefacenti, su una ragazza di 16 anni, lesioni personali e spaccio.

Si tratta di un neo diciottenne e un 17enne residenti a Fano (Pesaro-Urbino).

Le indagini sono coordinate dalla sostituto procuratrice dei minori, Caterina Sallusti, e dal sostituto procuratore di Rimini, Davide Ercolani.

L'ordinanza di misura cautelare in carcere per il maggiorenne è stata firmata dalla gip Raffaella Ceccarelli di Rimini, mentre quella per il minore dal gip del Tribunale dei Minori.

I due ragazzi, difesi dagli avvocati Giulia Gentili del Foro di Pesaro e Alberto Poli del Foro di Treviso, verranno sentiti in interrogatorio di garanzia probabilmente già domani. "Ho fatto serata con due ragazzi e mi sento male", aveva detto la ragazza a un soccorritore.

Immediatamente erano scattate le indagini, fin da subito con l'ipotesi di reato di violenza sessuale di gruppo pluriaggravata visto anche che la visita specialistica in ospedale aveva confermato la più terribile delle ipotesi.

La 16enne era stata dimessa con una prognosi di 30 giorni ma agli inquirenti non aveva potuto dare informazioni utili per rintracciare gli autori della violenza. Tutto quello che ricordava era di essere salita in auto con due uomini, due sconosciuti contattati sui social, ma non sapeva dire dove l'avessero portata né se avesse detto loro di essere minorenne.

Quando tutto era finito e l'avevano lasciata uscire dall'auto allora, ancora sotto l'effetto di una qualche sostanza, aveva detto di aver sentito il bisogno di aiuto e aveva chiamato il 112.

La minorenne aveva poi formalizzato una denuncia querela assistita dall'avvocato Aldo Pancini. Le indagini dei carabinieri sono partite dall'acquisizione delle registrazioni di tutte le telecamere della zona in cui la ragazza era stata lasciata in strada.

I militari dell'Arma sono riusciti così a risalire all'autovettura utilizzata dai presunti aggressori e l'itinerario del veicolo. Ma a inchiodare definitivamente i due ragazzi è stata la prova del Dna. I carabinieri oltre alle intercettazioni hanno raccolto i campioni di Dna prelevati dal personale sanitario sulla vittima e li hanno comparati con quelli dei presunti responsabili. Quando i profili analizzati dai carabinieri del Ris di Parma hanno confermato la compatibilità pressoché totale tra i profili genetici per i due ragazzi sono scattate le manette.

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