Emilia Romagna

Processo a cellula neonazista Ordine di Hagal, 4 condanne

A Napoli, anche qualche assoluzione da alcuni capi d'accusa

Redazione Ansa

(ANSA) - NAPOLI, 04 DIC - Si è concluso con quattro condanne - e con l'assoluzione da qualche capo d'accusa - il processo in cui a Napoli sono imputate quattro persone ritenute legate all' associazione sovversiva, di stampo neonazista, negazionista e suprematista Ordine di Hagal, e che ha visto come parte offesa, lo Stato italiano. Da una costola di questa inchiesta è nata quella che ha portato agli arresti disposti oggi dal gip di Bologna.
    La Corte di Assise ha inflitto 5 anni e 6 mesi a Maurizio Ammendola, di 45 anni; stessa pena per Michele Rinaldi (49 anni); 3 anni e 6 mesi per Gianpiero Testa (27) e tre anni di reclusione per Massimiliano Mariano (48). Per quest'ultimo imputato la Corte di Assise ha ritenuto non sussistente il ruolo di promotore.
    Gli imputati vennero arrestati il 15 novembre 2022 dalla Digos di Napoli e dalla Direzione centrale della Polizia di Prevenzione-Ucigos con il Servizio Postale e delle Comunicazioni al termine di indagini coordinate dalla Procura di Napoli (pm Claudio Orazio Onorati e Antonello Ardituro, successivamente passato alla DNA). Gli inquirenti contestarono, tra l'altro, il reato di associazione con finalità di terrorismo o di eversione dell'ordine democratico.
    Ammendola, secondo gli investigatori, era il presidente dell'Ordine di Hagal: oltre a dirigere il gruppo sovversivo svolgeva attività di proselitismo e indottrinamento anche via web (su Fb, Telegram e su Youtube); Rinaldi viene indicato invece come il vice presidente e assisteva Ammendola; anche Mariano era un collaboratore del presidente (diffondeva test e valutava l'ingresso nell'ordine dei nuovi adepti; Testa invece organizzava, tra l'altro, escursioni e riunioni per mantenere i legali tra i proseliti anche via web con associazioni estremiste e neonaziste ucraine e di altri stati. Testa si occupava anche dell'addestramento all'uso di armi bianche e da fuoco e all'uso degli esplosivi. Dell'organizzazione facevano parte anche Anton Rodomskyy (latitante, che contribuiva all'addestramento militare) e Antonio Sallemi (anche lui dedito, tra l'altro, al proselitismo e all'indottrinamento).
    Il gruppo (che secondo l'accusa aveva a disposizione armi) promuoveva l'odio razziale ed etnico, minimizzava la Shoah espletando anche il ruolo di istigatore. (ANSA).
   

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