(ANSA) - BOLOGNA, 08 GEN - Cinque capolavori di Akira
Kurosawa realizzati dal maestro giapponese con la casa di
produzione Toho tra il 1949 (Cane randagio) e il 1962 (Sanjuro,
sequel di quella Sfida del samurai che ispirò Per un pugno di
dollari di Sergio Leone), passando per Vivere (1952) e I sette
samurai (1954) distribuito per la prima volta in Italia nella
versione integrale di 207 minuti, arrivano nelle sale
cinematografiche italiane dal 13 gennaio nella versione
restaurata dalla Cineteca di Bologna.
Discendente di una famiglia di samurai conoscitore della
cultura occidentale, Kurosawa firma la sua prima regia nel 1942.
"Il primo film che presentiamo - racconta il direttore della
Cineteca di Bologna, Gian Luca Farinelli - è Cane randagio, un
poliziesco serratissimo, con una storia simile a Ladri di
biciclette, dove però il derubato è un giovane poliziotto a cui
viene sottratta la pistola d'ordinanza. È anche l'inizio di uno
dei più leggendari sodalizi della storia del cinema, quello con
Toshiro Mifune.
Il secondo, Vivere, è considerato da alcuni critici il suo
capolavoro; mai distribuito in Italia, è un percorso di scoperta
di sé, il racconto di un'avventura interiore scatenato
dall'approssimarsi della morte. I sette samurai, il film
giapponese più noto in Occidente, fu conosciuto all'estero, fino
agli anni Ottanta, in una versione mutila di un'ora, dove i
samurai erano solo quattro. Mai distribuito in Italia in
versione integrale, è un'ode umanista alla resistenza morale
contro la sfiducia e la disperazione. Adorato dai contemporanei
(Fellini avrebbe modellato il trucco, i vestiti e la camminata
di Gelsomina nella Strada pensando ai samurai) ha influenzato
profondamente i grandi riformatori del cinema hollywoodiano, da
Peckinpah, a Coppola e Lucas. Infine La sfida del samurai e il
suo sequel Sanjuro, due parodie della violenza, opere senza le
quali non ci sarebbe stato Sergio Leone e probabilmente nemmeno
Quentin Tarantino", conclude Farinelli. (ANSA).
Cinque film di Akira Kurosawa al cinema dal 13 gennaio
Nella versione restaurata della Cineteca di Bologna