ROMA - "Evoluzione normativa, progetti istituzionali, mercato, innovazione e impronta climatica" in una analisi per cui "l'agricoltura biologica ha bisogno di nuove politiche e di strumenti adeguati per garantire sempre più le imprese agricole ed i consumatori". Lo comunicano Confagricoltura e Kyoto Club, protagonisti a Roma di un workshop "a 360 gradi su un settore in crescita nei consumi, nelle superfici coltivate e di imprese bio, che rappresentano più del 90% del settore".
Una tendenza confermata - come si legge nella nota - "da una ricerca di Sinab (Sistema d'Informazione Nazionale Agricoltura Biologica) per il ministero delle Politiche Agricole per cui i terreni a coltivazione bio nel 2016 si sono espansi di circa 300mila ettari rispetto al 2015: una superficie pari alla provincia di Bologna. Per superfici coltivate, operatori impegnati e consumi, la crescita è del 20% sul 2015.
"Il biologico non è più un mercato di nicchia - afferma Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura - e nel futuro aumenterà la richiesta di prodotti a forte valore aggiunto, come quelli di origine animale e vegetale" e "sposare il bio significa sposare un'idea e non inseguire una moda o una semplice promessa di maggior peso economico delle produzioni".
Per Francesco Ferrante, presidente di Kyoto Club "le politiche nazionali ed europee hanno favorito la crescita del settore anche per il valore che ha per la mitigazione dei cambiamenti climatici per cui il nostro Progetto Life+ ORGANIKO rappresenta un'importante esperienza".
Maria Teresa Bertuzzi relatrice al Senato del Testo Unico sullo sviluppo dell'agricoltura biologica (approvato in Commissione Agricoltura e in attesa dell'esame dell'aula) ricorda che "l'obiettivo però non è solo quello di aggiornare la normativa ma di individuare nuovi strumenti più idonei affinché
l'agricoltura biologica possa essere valorizzata in pieno".
Confagricoltura e Kyoto Club ricordano che anche Maurizio Martina, ministro Politiche Agricole ha evidenziato che l'approvazione della legge nazionale sarebbe "un intervento necessario per un settore che ormai ha superato i 5 miliardi di euro di valore e che fa sempre più parte del carattere distintivo del modello agricolo italiano".
Leggi l'articolo completo su ANSA.it