In base al meccanismo, la presidenza dell’esecutivo comunitario viene assegnata al candidato principale del partito politico europeo che ha ottenuto il maggior numero di seggi al Parlamento Ue. Nel 2014 Juncker era lo Spitzenkandidat del Partito popolare europeo (Ppe).
Il sistema degli Spitzenkandidaten, che ha l'obiettivo di rafforzare la legittimità democratica dell’esecutivo comunitario, è stato il frutto di un accordo tra i capi di Stato e di governo dell’Ue, l’Europarlamento e i gruppi politici. I Trattati Ue infatti non menzionano il meccanismo. Il Trattato di Lisbona prevede che il Consiglio europeo, deliberando a maggioranza qualificata, proponga un presidente della Commissione che l’Europarlamento deve poi confermare a maggioranza dei suoi membri.
In una risoluzione adottata nel febbraio del 2018, l’Eurocamera ha avvertito che respingerà i candidati alla presidenza della Commissione che non siano Spitzenkandidaten. Secondo gli eurodeputati, nel 2014 il sistema ha avuto infatti successo nell’instaurare un legame forte tra la scelta del presidente della Commissione e l’esito delle elezioni europee. Nessuno può tuttavia escludere che dopo il voto di maggio, per scegliere il successore di Juncker, non si torni ai meccanismi utilizzati prima delle europee del 2014.
Manfred Weber
L'incoronazione a candidato di punta del Ppe risale allo scorso 8 novembre a Helsinki, quando il partito lo sceglie per guidare la prossima Commissione Ue al posto del lussemburghese Jean Claude Juncker in vista delle elezioni europee di fine maggio. Manfred Weber, 46 anni, deputato bavarese della Csu viene eletto al congresso dei Popolari nel nome di una realpolitik che impone di non sottovalutare la crescente onda sovranista su Bruxelles. Convinto europeista, Weber è alleato ultraconservatore della cancelliera Angela Merkel e più volte ha sottolineato la sua distanza dai sovranisti stile Salvini e Le Pen. Suo obiettivo è puntare ad un'alleanza europeista da opporre ai nazionalisti collaborando con socialisti, liberali e verdi. Ma molti analisti lo considerano la testa di ponte del Ppe con le forze più conservatrici e cattoliche europee. L'Attuale capogruppo del Ppe mira ad un'Europa fortezza-cristiana, che sappia difendere i suoi valori" e la sua identità, mettendo al centro la libertà, democrazia e la difesa dello stato di diritto. Per Weber la prossima Commissione dovrà lavorare per il benessere delle persone, per la crescita economica e per le giovani generazioni. I paesi del Nord come la Germania, l'Austria o la Finlandia - a suo dire in una recente intervista - si devono prendere cura dei ragazzi dell'Europa del Sud, mentre l'esecutivo comunitario deve restare politica e non burocratica. "Riportare l'Europa alle persone", si legge nella sua pagina web in vista della campagna elettorale per le Europee. Weber ricorda di essere "un ingegnere di mestiere" e di avere "fondato due start-up di successo" e si definisce "profondamente radicato nella Bassa Baviera rurale", dove ha vinto il suo primo seggio nel Parlamento bavarese all'età di 29 anni. Tra le sue altre cariche quella di vicepresidente della CSU in Baviera, il terzo partito in Germania. Quando non è in missione al Parlamento europeo a Bruxelles o a Strasburgo torna nel suo piccolo villaggio della Bassa Baviera dove vive con la moglie.
Frans Timmermans
Le europee "non sono elezioni ordinarie", riguarderanno "l'anima dell'Europa". E' il messaggio che lancia Frans Timmermans, primo vicepresidente della Commissione europea, a Lisbona lo scorso 8 dicembre quando viene investito ufficialmente al Congresso del Pse come candidato de facto alla Presidenza della Commissione Europea per i socialisti europei. Politico olandese, classe 1961, è stato ministro degli esteri dal 5 novembre 2012 al 17 ottobre 2014, e successivamente è entrato nella Commissione Juncker occupandosi in particolare di stato di diritto, relazioni interistituzionali e diritti fondamentali. Timmermans conosce molto bene l’Italia. Suo padre era archivista presso l'Ambasciata olandese a Roma e Timmermans ha trascorso gli anni dell’adolescenza nella capitale, dove ha imparato a parlare perfettamente l’italiano. Prima di entrare in politica, Timmermans ha lavorato per anni presso il Ministero degli Esteri a L’Aia e all’Ambasciata olandese a Mosca. Eletto per la prima volta nella Camera del Parlamento olandese nel 1998, Timmermans ha ricoperto la carica di ministro degli Esteri tra il 2012 e il 2014 sotto il governo Rutte. Timmermans è membro Partito del Lavoro olandese e, in qualità di primo vicepresidente della Commissione Ue responsabile dello stato di diritto, ha seguito dossier difficili, come quello della difesa dei valori fondamentali dell’Unione nel braccio di ferro di Bruxelles con il governo polacco e con quello ungherese. Timmermans ha dichiarato che baserà la sua campagna elettorale sui temi dell’equità e del lavoro. Tra le curiosità, Timmermans si è sposato due volte, ha quattro figli. Parla frequentemente varie lingue oltre all'olandese, al francese e l'inglese anche l'italiano. E' tifoso della Roma.
Jan Zahradil
"Non ho nulla di personale contro Weber e Timmermans. Vedo due gentlemen provenienti dai Paesi fondatori, dalla Vecchia Europa, che sono troppo invischiati in una sola idea di integrazione: quella federalista”. Con queste parole il conservatore europeo Jan Zahradil ha lanciato la sua sfida ai partiti politici tradizionali in Eurocamera, annunciando la sua candidatura alla presidenza della Commissione alla guida dei Conservatori e dei riformisti europei (Ecr). Zahradil si propone di “portare idee fresche” in Europa, riformandola in senso conservatore e dando più potere agli Stati nazionali, ma mantenendo fermi i valori tradizionali dell’Europa, i principi della libertà individuale e il libero mercato. Nato a Praga nel 1963, Zahradil ha iniziato ad appassionarsi alla politica durante la cosiddetta “rivoluzione di velluto”, che portò al crollo del regime comunista cecoslovacco in modo pacifico. Prima di dedicarsi interamente alla vita politica, Zahradil ha fatto per anni il ricercatore scientifico, dopo la laurea all’Università di Chimica e tecnologia di Praga. Eletto nel 1992 all’Assemblea federale della Repubblica Cecoslovacca nelle file del Partito Democratico Civico (Ods), formazione politica conservatrice e nazionalista di cui è ancora membro, Zahradil è stato tra il 1995 e 1997 consigliere politico dell’ex primo ministro della Repubblica Ceca, Václav Klaus. Eletto al Parlamento Ue per la prima volta nel 2004, Zahradil presiede l’Alleanza dei Conservatori e dei Riformisti Europei (Acre) dal 2009. Zahradil e i conservatori puntano a spostare il baricentro del Parlamento europeo a destra nella prossima legislatura, puntando sul fatto che i popolari e i socialisti per la prima volta nella storia potrebbero non avere la maggioranza. "A differenza di questo Parlamento e dei molti precedenti – ha spiegato Zahradil – non basteranno due gruppi a creare la maggioranza parlamentare. Serviranno almeno tre partiti. Se come credo avremo risultati importanti, vorremo essere parte di questa nuova maggioranza parlamentare in Eurocamera, che ci consentirà di influenzare il prossimo programma della Commissione". Zahradil è appassionato di musica rock anni ’70 e dell’heavy metal britannico.
Ska Keller e Bas Eickhout - copyright © Dominik Butzmann
Durante il Congresso del 23-25 novembre 2018 a Berlino, il Partito europeo dei Verdi ha scelto Ska Keller e Bas Eickhout come candidati di punta per le europee. Nata nel 1981 a Guben, Keller ha studiato Studi Islamici, turcologia ed ebraica presso la Libera Università di Berlino e la Sabanci Üniversitesi di Istanbul. Nel 2009, a soli ventisette anni, è stata eletta al Parlamento europeo. Già candidata come Spitzenkandidat dei Verdi nel 2014 (insieme al francese José Bové), Keller si è battuta nella commissione per le Libertà civili dell'Eurocamera per rafforzare i diritti dei rifugiati e dei migranti. È la portavoce per le politiche femminili del partito tedesco Alleanza 90/I Verdi.
Bas Eickhout, nato a Groesbeek in Olanda nel 1976, è membro della Commissione Ambiente del Parlamento europeo. Dopo aver studiato chimica e scienze ambientali alla Radboud Universiteit di Nimega, Eickhout ha lavorato come ricercatore presso Agenzia per la protezione dell'ambiente olandese. È tra gli autori del rapporto del Comitato Intergovernativo sui cambiamenti climatici dell'Onu, che nel 2007 ha ricevuto un premio Nobel.
Il team Europe - Fonte: Alde
@vestager @guyverhofstadt @emmabonino
L'Alleanza dei liberali e dei democratici per l'Europa (Alde) ha presentato una squadra di sette candidati in occasione del lancio della campagna per le europee. Tra questi la commissaria alla concorrenza Margrethe Vestager, l'ex premier belga Guy Verhofstadt ed Emma Bonino. Nata nel 1968 a Glostrup in Danimarca, da una coppia di pastori luterani, Vestager è entrata in politica giovanissima come attivista del Partito Social-Liberale (Radikale Venstre). Mentre studia Economia all'Università di Copenhagen, inizia a ricoprire incarichi importanti nel partito nel consiglio centrale e nel comitato esecutivo. Vestager ha svolto la carica di vicepremier, ministro dell'economia e dell'interno nel governo di centrosinistra Thorning-Schmidt. La sua notorietà aumenta con la nomina nel 2014 a commissario Ue alla Concorrenza. Vestager interviene con decisione per difendere il mercato unico. Anche a causa delle multe comminate a colossi del web come Google, Facebook e Amazon, si è guadagnata l'appellativo di "tax lady" da parte del presidente Usa Donald Trump.
Guy Verhofstadt, l'attuale leader dell'Alde, è nato nel 1953 a Dendermonde in Belgio nelle Fiandre orientali. Uno dei volti più noti dei 'liberal' europei, convinto federalista, Verhofstadt è stato vicepremier e ministro del Bilancio, fino a essere nominato nel 1999 primo ministro del Belgio, e ha guidato il Paese fino al 2008. Dal giugno 2009 siede al Parlamento europeo. Grande comunicatore è di madrelingua fiamminga, ma parla fluentemente francese e inglese, e conosce anche l'italiano. Estremamente critico nei confronti dei partiti sovranisti ha anche ricoperto il ruolo di responsabile del gruppo di coordinamento della Brexit del Parlamento europeo.
Nella squadra di candidati dell'Alde figura anche la senatrice di +Europa Emma Bonino (Bra, 1948), storica leader dei Radicali e protagonista delle battaglie sul divorzio e sull'aborto. Bonino ha un'esperienza istituzionale importante non solo in Italia (dove ha ricoperto l'incarico di ministro degli Esteri, del Commercio e delle Politiche europee), ma anche in Europa, essendo stata europarlamentare e Commissario europeo per gli Aiuti umanitari e la Tutela dei Consumatori nella Commissione Santer. Gli altri candidati sono il tedesco Nicola Beer, lo spagnolo di Ciudadanos Luis Garicano, la commissaria Ue ai Trasporti, la slovena Violeta Bulc e l'ungherese Katalin Cseh.
Il Partito della sinistra europea - copyright © European left
Redistribuzione della ricchezza, lotta al cambiamento climatico, creazione di un’Europa dei popoli e non del capitale. È con queste parole d’ordine che la direzione del Partito della Sinistra Europea, riunita il 26 e 27 febbraio a Bruxelles, ha lanciato la sua sfida ai partiti politici di centrosinistra, di centrodestra e nazionalisti in vista delle elezioni Ue di maggio, nominando la politica slovena Violeta Tomic e il sindacalista Nico Cué ‘candidati di punta’ (Spitzenkandidaten) per la guida della Commissione Ue. Nata nel 1963 a Sarajevo, ma di nazionalità slovena, Tomic oltre a essere una politica di lungo corso è un’attrice di teatro e una conduttrice televisiva conosciuta nei Balcani. Tomic è vice-coordinatrice del Partito della sinistra radicale Levica ed è membro dell’Assemblea nazionale slovena (la Camera bassa del Parlamento) dal 2014. In passato è stata membro della delegazione parlamentare all’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, oltre che rappresentante dei lavoratori indipendenti del settore culturali. Nico Cué (1956, Liegi) è invece una figura di spicco del movimento sindacale belga. Ha ricoperto per oltre dieci anni la carica di Segretario Generale dei lavoratori siderurgici nel sindacato FGBT (Fédération Générale du Travail de Belgique). In passato è stato criticato per aver preso una posizione controversa sulla vendita di armi all’Arabia Saudita, dichiarandosi a favore di un embargo ma solo se concordato a livello dell’Unione europea, per difendere i posti di lavoro in Vallonia. “Con questi due candidati vogliamo fare un’offerta chiara al popolo europeo, mostrando che siamo al fianco di tutti coloro che non accettano la crescente contraddizione tra ricchezza e povertà”, ha spiegato il presidente della Sinistra europea, Gregor Gysi. “La questione sociale – ha sottolineato – è il tema chiave dei nostri tempi”.
Europa della libertà e della democrazia diretta (Efdd) ed Europa delle nazioni e delle libertà (Enf) non hanno ancora scelto i loro Spitzenkandidaten.
Secondo l’Eurobarometro pubblicato lo scorso dicembre, il sostegno dei cittadini europei al metodo degli Spitzenkandidaten è molto forte. Il 63% degli intervistati ritiene che darebbe maggiore legittimità alla Commissione europea, mentre per 67% rappresenta un progresso significativo della democrazia nell’Ue.
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