Gli agricoltori europei svolgono un ottimo lavoro nella produzione di cibo di qualità e nel rispetto degli standard più elevati del mondo. Tuttavia, con l'aumentare della domanda e l'intensificarsi della concorrenza, l'agricoltura diventa sempre più impegnativa. "Sostenere e sviluppare l'agricoltura in modo che sia resiliente di fronte alle sfide" è la visione che esprime il coordinatore del Gruppo Ppe in Commissione Agricoltura e Sviluppo Rurale, Herbert Dorfmann nel suo editoriale su come proteggere la produzione agricola europea negli anni che verranno. Nel documento, si legge infatti che dal 2005, l'Unione europea ha perso circa un terzo delle sue aziende agricole. La quota di persone impiegate nell'agricoltura è scesa dal 6,4% dell'occupazione totale dell'Ue nel 2005 al 4,2% nel 2020. Il motivo, sottolinea l'eurodeputato è l'invecchiamento degli agricoltori. "Nel 2020, solo uno su dieci aveva meno di 40 anni" ricorda Dorfmann.
Fare in modo che i giovani entrino nel settore della produzione alimentare è una necessità, secondo l'eurodeputato, che propone quindi nell'editoriale "di affrontare le sfide della disponibilità di terra e finanziamenti, promuovere servizi di consulenza, istruzione e formazione, e assicurare coerenza tra misure locali, nazionali ed europee per i giovani agricoltori". Il Gruppo del Ppe vuole rendere il campo più equo, ed esige che qualsiasi Paese che esporta nell'Ue debba seguire le stesse regole in materia di benessere animale, uso di pesticidi o qualsiasi altro criterio che stabiliamo per i nostri stessi agricoltori.
Inoltre, scrive Dorfmann, il Ppe chiede "procedure di approvazione migliori e più veloci per le nuove tecniche e alternative poiché abbiamo bisogno di maggiori investimenti in tecnologia e infrastrutture, sistemi di gestione dell'energia e di una connessione a internet nelle aree rurali che sia affidabile, rapida e accessibile".
L'obiettivo, conclude l'eurodeputato, è "facilitare un nuovo consenso nella società", al fine di aiutare quegli agricoltori che utilizzano pratiche più sostenibili e più costose, derivate da nuovi investiemnti, perché "non è possibile pretendere che gli agricoltori facciano di più con meno sostegno".
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