BUCAREST - "L'Europa è sotto pressione in questo momento ma noi vogliamo difendere la nostra Ue contro tutti i nazionalismi e gli estremisti, non votate i partiti estremisti, votate per questo centro e per un'Europa più forte". Lo ha detto il presidente del Ppe Manfred Weber nella conferenza stampa con cui si sono aperti i due giorni del Congresso del Partito popolare europeo a Bucarest.
"Abbiamo tre compiti qui: defineremo il nostro manifesto per il futuro dell'Europa; eleggeremo il nostro candidato alla presidenza della Commissione, e l'unica in corsa è Ursula von der Leyen, che assieme alla presidente dell'Eurocamera Roberta Metsola rappresenta una leadership forte; ma qui vogliamo anche celebrare questo partito come una famiglia", ha spiegato Weber.
"Siamo il più grande partito d'Europa, è ovvio che ci siano opinioni diverse, ma sono sicuro che Ursula von der Leyen avrà l'appoggio della stragrande maggioranza del Ppe", ha detto Weber rispondendo a chi faceva notare che la delegazione austriaca e i Repubblicani francesi hanno preannunciato che non supporteranno il manifesto per le Europee e la candidatura della presidente della Commissione in carica. "Siamo un partito democratico, al Congresso di questo fine settimana ho visto che i Socialisti hanno votato il loro candidato per acclamazione, noi lo facciamo a scrutinio segreto", ha sottolineato Weber. Sul cambio di rotta sui temi ambientali ha sottolineato: "Noi siamo il partito del Green Deal, e abbiamo seguito Ursula von der Leyen in questo ma sui contenuti siamo lontani dai Socialisti".
"Ursula von der Leyen fa parte del Ppe, questo è il manifesto del Ppe, e quindi lo è anche della nostra principale candidata" ha poi aggiunto rispondendo a chi gli chiede se la presidente della Commissione sostenga l'idea, lanciata dal Manifesto sulla scia del modello Ruanda: che Paesi terzi sicuri ospitani i richiedenti asilo non solo durante la procedura ma anche una volta ottenuta la protezione. "Dobbiamo distinguere tra i richiedenti asilo e i migranti illegali, che vanno respinti alle frontiere esterne: chi viene in Europa lo decide l'Europa con gli Stati membri, non i trafficanti", ha spiegato.
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