LONDRA - Ennesimo compromesso nel governo britannico, dopo un faticoso braccio di ferro fra la premier Theresa May e il suo ministro per la Brexit, David Davis, sui termini della disponibilità ad attuare il cosiddetto backstop sui confini irlandesi: una clausola di salvaguardia che manterrà l'Irlanda del Nord all'interno delle regole dell'unione doganale in caso di mancato o ritardato accordo sul punto con Bruxelles alla scadenza dell'uscita dall'Ue prevista per fine marzo 2019.
Il via libera alla possibile proroga c'è, come voleva May, ma con una limitazione di tempo precisa, come chiedeva Davis a nome dei 'brexiteer' di governo: al massimo fino al 31 dicembre 2021 a quanto concordato alla fine dal consiglio dei ministri. I 'falchi', che temevano una durata indeterminata del regime speciale per l'Ulster e "un vulnus" prolungato "all'integrità" del Regno Unito, hanno ottenuto così un limite. Ma un limite sufficientemente largo da essere forse digeribile anche per i 'moderati' e cha May spera di poter far valere per sbloccare l'impasse sul punto al tavolo dei negoziati con l'Ue.
I negoziati sull'uscita del Regno Unito dall'Ue stanno entrando in una fase "molto più combattiva con Bruxelles", la possibilità di "un collasso" c'è, per questo al governo britannico servono "attributi". Così il ministro degli Esteri e capofila dei 'brexiteer', Boris Johnson, in dichiarazioni a ruota libera fatte privatamente in un incontro a Londra con attivisti Tory, ma registrate e trapelate sui media, Johnson in cui 'punge' Theresa May e si spinge fino a immaginare in tono ammirato un Donald Trump al timone della Brexit.
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