BRUXELLES - La direttiva sugli Ogm deve applicarsi anche agli organismi ottenuti mediante tecniche emerse successivamente alla sua adozione. Lo ha deciso la Corte di giustizia Ue, rispondendo al ricorso di un gruppo di associazioni francesi contro l'uso di sementi ottenute mediante mutagenesi sito-specifica, una biotecnologia di ultima generazione. Solo le varietà ottenute per mezzo di tecniche di mutagenesi 'tradizionale', cioè utilizzate convenzionalmente in varie applicazioni con una lunga tradizione di sicurezza, sono esentate dagli obblighi della direttiva Ogm.
La decisione interviene su un acceso dibattito che a livello Ue dura da circa 10 anni. Da un lato, ci sono coloro che sottolineano la differenza tra prodotti transgenici e quelli ottenuti con le nuove tecniche, soprattutto se non richiedono l'impiego di materiale genetico esterno al Dna della pianta. In questi casi si possono ottenere velocemente varietà resistenti alle malattie e che richiedono meno pesticidi. Per questo si chiede di evitare, per queste varietà, l'oneroso processo di autorizzazione previsto per gli Ogm. All'opposto la pensano molte organizzazioni ambientaliste, secondo cui le nuove tecniche servono a produrre 'Ogm 2.0', che vanno sottoposti agli stessi controlli degli Ogm tradizionali. Tesi che ora sembra essere anche alla base della decisione della Corte, secondo la quale i rischi legati all'impiego di tali nuove tecniche sarebbero simili a quelli derivanti dalla diffusione di Ogm perché consentono di produrre varietà geneticamente modificate a un ritmo e in quantità non paragonabili a quelli risultanti dall'applicazione di metodi tradizionali di mutagenesi.
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