BRUXELLES - L'ex-Ilva torna all'ordine del giorno al Parlamento europeo, grazie a due petizioni presentate dai cittadini italiani Cosimo Fracasso e Violante Sion. I firmatari hanno lanciato l'allarme sul tenore elevato di diossina nell'atmosfera - anche se rientra nei limiti fissati dal decreto nazionale che nel 2006 ha elevato i valori di tolleranza - ed espresso preoccupazione per il forte impatto sulla salute oltre che sull'ambiente.
"Siamo quel figlio malato di cui si tace, di cui nessun membro della famiglia si interessa, solo chi appartiene al territorio sente scuotere in sé quel macabro richiamo di morte," ha detto Sion prima di fare un lungo elenco delle malattie la cui incidenza è più alta nel territorio intorno all'impianto, fra cui tumori dell'apparato respiratorio tra adulti e bambini.
Marco Gasparinetti, avvocato alla Dg Ambiente della Commissione europea, ha detto che, "dal momento in cui Arcelormittal ha preso in mano le chiavi dello stabilimento, ci sono stati investimenti molto significativi" per limitare le emissioni, mentre il piano di Recovery "punta alla decarbonizzazione".
Gasparinetti ha anche aggiunto che "chiunque sia il proprietario deve salvaguardare la salute". Non sono soddisfatti i Verdi, in particolare l'eurodeputata tarantina Rosa D'Amato che, in una nota congiunta con la collega Eleonora Evi, ha definito "l'ennesima fiera delle ipocrisie" quella di oggi al Parlamento europeo.
"La Commissione Ue tenga fede ai suoi impegni con il Green deal e non sia complice del dramma di Taranto. Ascolti le voci dei tarantini, come quelle di Fracasso e Sion, e deferisca l'Italia alla Corte di giustizia dell'Unione europea". La petizione resta comunque aperta e il Parlamento ha chiesto alla Commissione un report dettagliato sulle conseguenze della procedura di infrazione.
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