PARIGI - È già cominciato il duello sul terreno tra Emmanuel Macron e Marine Le Pen. All'indomani del primo turno delle elezioni presidenziali, gli sfidanti nella corsa all'Eliseo sono partiti a caccia di nuovi consensi nella sconfinata provincia d'Oltralpe. Macron in terra lepenista, nel nord, a Denain tra i comuni più poveri di Francia, mentre Le Pen ha effettuato una visita a sorpresa 300 km più a sud, nel dipartimento della Yonne, per visitare una tenuta agricola. A due settimane da un ballottaggio che si annuncia serratissimo, il 24 aprile, Macron e Le Pen hanno bisogno di ampliare il loro bacino elettorale, in particolare tendendo la mano a quei tanti elettori, corteggiatissimi, del terzo qualificato Jean-Luc Mélenchon, come una sorta di ago della bilancia in vista del secondo turno. E forse non è un caso se in serata, intervistato da Bfm-Tv, Macron si sia mostrato aperto a discutere i contenuti della promessa riforma pensionistica invisa alla sinistra.
Secondo i dati definitivi trasmessi a metà giornata dal ministero dell'Interno, Macron si conferma in testa al primo turno con il 27,85% dei voti, avanti a Le Pen al 23,15%. Il terzo classificato, Jean-Luc Mélenchon, ottiene il 21,95% mentre l'astensione è stata del 26,31%, la più alta percentuale dal 2002, quando fu del 28,4% al primo turno. E i due candidati si sono già scontrati a distanza. Macron? "Quando è in difficoltà tira fuori il libretto degli assegni", ha ironizzato Le Pen, dicendosi "vicina" alla vittoria. Mentre il presidente, accolto nel nord con qualche slogan ostile ("Macron dimissioni", a cui i suoi sostenitori hanno subito replicato "Macron presidente"), ha fatto autocritica, dicendosi pronto a "completare" e "arricchire" il suo programma, "per convincere", incluso dal punto di vista sociale, gli elettori. Il numero due della France Insoumise, Adrien Quatennens, ha invece spiegato che il partito guidato da Mélenchon punta ad una sorta di "coabitazione" con Macron dopo le elezioni parlamentari di giugno. Il tribuno della sinistra radicale ha infatti invitato i suoi elettori a "non dare un solo voto a Le Pen", senza tuttavia appoggiare direttamente Macron.
Durante la visita a sorpresa nella Yonne, la paladina del "primato nazionale" che in queste ultime settimane ha cercato di far dimenticare i suoi rapporti con Vladimir Putin (Le Pen sta ancora rimborsando un debito da 9 milioni a un creditore russo) ha respinto con forza le accuse mosse contro di lei da Macron, secondo cui la leader dell'estrema destra vorrebbe di fatto portare la Francia fuori dall'Europa, senza dirlo ufficialmente. "Non voglio uscire dall'Unione europea, non è il mio obiettivo", è stata costretta a ribadire la candidata Rn, assicurando di volersi limitare a "far evolvere la struttura" e tornando a descrivere il suo disegno ideale per il futuro del continente: quello di "un'alleanza europea di nazioni libere e sovrane, un'Europa delle cooperazioni liberamente consentite, un'Europa che non costringa i Paesi ad accettare misure che vanno contro i loro interessi vitali". Ed è tornata a insistere sul potere d'acquisto, suo cavallo di battaglia di queste ultime settimane. Le Pen ha dunque detto di sentirsi "molto vicina" alla vittoria. "Posso vincere al secondo turno", ha assicurato l'alleata di Matteo Salvini, che può contare sul bacino di voti dei candidati sovranisti usciti ieri dalla corsa, Eric Zemmour e Nicolas Dupont Aignan, mentre per Macron le riserve elettorali sono più incerte. Criticato per essere sceso in campo troppo tardi, il presidente candidato il mese scorso si è soprattutto occupato di trovare una soluzione diplomatica alla guerra in Ucraina. A favore del candidato europeista, è arrivato l'endorsement del Medef, l'equivalente transalpino di Confindustria. Quello di Macron, sostengono gli industriali, è il programma "più favorevole" per l'economia.
Intanto, è rischio default per alcuni partiti come Europe-Ecologie-Les Verts, che essendo rimasti sotto alla soglia del 5% al primo turno non hanno diritto ai rimborsi elettorali. Come la candidata sconfitta dei Républicains, Valérie Pécresse, che ha fatto appello ai francesi affinché la aiutino a rimborsare i debiti.