BRUXELLES - Occorre usare meglio gli strumenti esistenti per proteggere i fondi europei dalle frodi. Lo fa sapere la Corte dei Conti Ue, che ha pubblicato una nuova relazione sulla lista nera dei soggetti esclusi, istituita nel 2016 e denominata "sistema di individuazione precoce e di esclusione" (Edes) per segnalare i nominativi a rischio a chi ha la responsabilità di autorizzare le spese gestite dalla Commissione direttamente o attraverso partner.
Secondo la Corte però la lista non è usata in maniera efficace per evitare che i fondi dell'Ue siano versati a individui, imprese o organismi pubblici coinvolti in attività illecite, come frodi e corruzione. Sono troppo pochi i nominativi iscritti dalla Commissione, mentre gli stessi Stati membri, "nonostante siano responsabili dell'esecuzione della maggior parte della spesa dell'Ue", adottano sistemi frammentati per la compilazione dei dati senza coerenza fra di loro.
"Il sistema di esclusione e la relativa lista nera possono contribuire a evitare che i fondi dell'Ue finiscano nelle mani sbagliate, ma non vengono utilizzati in modo efficace," ha dichiarato Helga Berger, il membro della Corte responsabile della relazione. Inoltre, la Corte ha constatato che "la Commissione si basa troppo sulla parola di chi presenta domanda per ricevere sovvenzioni o prestare servizi: se questi dichiarano di non trovarsi in nessuna delle situazioni di esclusione, la Commissione accetta le loro dichiarazioni senza ulteriori verifiche". Le nuove raccomandazioni sono quindi di estendere l'Edes ai fondi gestiti dagli Stati membri, di ampliare la tipologia dei soggetti alle imprese consociate e i titolari effettivi, e di sfruttare meglio i dati e gli strumenti digitali.
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