Bruxelles - Nell'Ue "quest'anno sono stati firmati più di 1,3 milioni di contratti di lavoro con persone provenienti dall'Ucraina". Lo ha detto il commissario Ue al lavoro Nicolas Schmit durante un punto stampa con il consigliere speciale Lodewijk Asscher sulla sua relazione sull'integrazione nell'Ue delle persone in fuga dalla guerra in Ucraina. "Naturalmente, sappiamo che a causa delle barriere linguistiche e, talvolta, della mancanza di riconoscimento delle qualifiche, molte persone provenienti dall'Ucraina lavorano in posti di lavoro al di sotto del loro livello di competenza - ha segnalato il politico belga -. Continueremo a collaborare con gli Stati membri per affrontare questo problema".
Finora, stando alle cifre offerte dal commissario, "18 Stati membri hanno modificato i programmi del Fondo sociale europeo per il 2014" e "usano fondi del Fondo sociale o altri fondi per finanziare l'assistenza ai rifugiati ucraini. Gli investimenti effettuati nei programmi della politica di coesione per affrontare queste sfide ammontano ora a più di 1 miliardo di euro. "Siamo più che mai determinati a continuare la nostra azione per dare alle persone sfollate dall'Ucraina un rifugio sicuro nelle nostre società europee", ha sottolineato ancora Schmit.
Nel frattempo, lo stesso commissario al Lavoro, insieme alla collega responsabile per gli Affari interni Ue, Ylva Johansson, ha annunciato alla stessa presenza di Asscher l'intenzione dell'Ue di prorogare la protezione temporanea dei rifugiati ucraini "fino al marzo 2025". "Naturalmente tutti speriamo che la guerra finisca presto, ma questa è una possibilità che la Commissione è pronta a usare se necessario", hanno spiegato i due rappresentanti della squadra di Ursula von der Leyen.
"Stiamo discutendo su come possiamo sostenere e aiutare coloro che vorrebbero tornare in Ucraina e quelli che vorrebbero restare nell'Unione europea", hanno evidenziato Schmit e Johansson, sottolineando che "se le cose in Ucraina dovessero peggiorare", l'Unione è pronta "ad accoglierne altri, gli Stati membri sono pronti ad accoglierne altri". "Se necessario, accoglieremo altri rifugiati, speriamo di no. Ma se le cose dovessero peggiorare, siamo pronti a fare anche questo", hanno ribadito.
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