BRUXELLES - Invertire la rotta o rassegnarsi a una lenta agonia. Per Mario Draghi quella che l'Europa ha davanti è una sfida esistenziale che necessita, per essere vinta, di una nuova strategia industriale. Il primo pilastro indicato nel rapporto sulla competitività è quello dell'innovazione. Per frenare il declino e tornare a essere produttivi serve un'accelerazione significativa, suggerisce il rapporto che guarda in particolare alla rivoluzione digitale innescata dall'intelligenza artificiale come a una "finestra" di opportunità per l'Europa.
L'imperativo è guadagnare il terreno perso rispetto agli Stati Uniti proprio a causa dell'incapacità dell'Ue di capitalizzare la rivoluzione digitale precedente, guidata da Internet.
"Abbiamo fatto un esperimento, - ha spiegato l'ex governatore della Bce - abbiamo rimosso il settore dell'high tech negli Usa e abbiamo comparato nuovamente l'economia degli Stati Uniti e dell'Ue. Abbiamo visto che in quel caso sono paragonabili e anzi, la produttività in Ue sarebbe leggermente meglio".
Eppure, le premesse per la ripartenza non sono delle più rosee.
Alle soglie della nuova rivoluzione digitale, il rapporto fotografa un'Ue in ritardo nelle tecnologie innovative che guideranno la crescita in futuro. A partire dall'intelligenza artificiale: dal 2017 il 73% dei modelli fondativi, si osserva nel report, è stato sviluppato negli Stati Uniti. Se si prendono in considerazione le principali start-up di IA a livello mondiale, si nota come il 61% dei finanziamenti globali vada ad aziende made in Usa, il 17% a quelle cinesi e solo il 6% a quelle dell'Ue.
I pochi campioni europei nello sviluppo di modelli di IA generativa, come la tedesca Aleph Alpha e la francese Mistral, hanno bisogno di grandi investimenti per competere con le società americane, esigenza questa che trova nei mercati dei capitali Ue e che spinge quindi le imprese europee a cercare finanziamenti all'estero. Nel complesso, questa posizione debole dell'Ue potrebbe avere ricadute in futuro sull'economia, con diversi settori industriali che rischiano di perdere quote di mercato perché non in grado di sfruttare il vantaggio competitivo generato dall'IA.
E se diverse sono le barriere allo sviluppo delle tecnologie emergenti identificate nel rapporto, è alle norme europee sulla privacy e sull'IA - il Gdpr e l'AI Act - che Draghi ha riservato la critica più pungente. "Con questa legislazione che ci siamo dati, ci stiamo autodistruggendo, stiamo uccidendo le nostre aziende" ha avvertito, sottolineando come la complessità delle norme e il rischio di sovrapposizioni rischino di frenare l'innovazione nel settore. Dal rapporto ad esempio emerge che ad oggi l'Ue conta circa 100 leggi sul tech e oltre 270 autorità di regolamentazione attive nelle reti digitali in tutti gli Stati membri.
La ricetta Draghi perché l'Ue si affermi come leader nell'IA comprende un ampio ventaglio di proposte. Un ruolo cruciale, secondo il rapporto, lo giocherà l'integrazione verticale dell'IA nell'industria europea. "Per prosperare in una corsa tecnologica globale sempre più accesa - si legge nel report - l'Ue deve sfruttare lo sviluppo e l'applicazione di 'verticali di IA', ovvero casi d'uso innovativi per le tecnologie di IA in settori industriali chiave" quali l'automotive, la robotica, l'industria farmaceutica, per menzionarne alcuni. Ambiti questi che si prevede verranno rivoluzionati dall'IA.
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