ROMA - Formalmente si chiama Conferenza sull'occupazione per marcare la differenza da un Consiglio europeo, ma la riunione che si terrà mercoledì a Milano si annuncia ad alta tensione e rischia di deragliare sul tema della flessibilità che pur dovrebbe rimanere al di fuori della discussione. Dopo lo strappo della Francia che ha apertamente lanciato la sfida al rigore tedesco annunciando che rientrerà nei parametri del tre per cento solo nel 2017 (confermando quest'anno un clamoroso 4,4 per cento) la partita europea è sempre più aperta e velenosa. Difficile quindi che la materia possa essere tenuta sotto il tappeto mercoledì prossimo a Milano. Anche perchè la presidenza di turno italiana tiene particolarmente a quest'appuntamento che apre la stagione autunnale e farà di tutto per non farlo apparire come un contenitore vuoto. Ecco perchè voci sempre più insistenti rilanciano la possibilità che Matteo Renzi voglia accelerare sul Jobs act anche a costo, in caso di mancato accordo con la minoranza Pd, di chiedere un voto di fiducia già martedì sera o mercoledì mattina.
Così da presentarsi al vertice con in tasca l'importantissimo sì del Senato su un tema, quello del lavoro, che sia la Commissione che la Bce considerano propedeutico per il via libero europeo alla legge di stabilità. Che il tema sia centrale per il Governo lo ha sottolineato anche oggi il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Sandro Gozi: "Riteniamo che la lotta alla disoccupazione sia tema centrale della politica europea e se oggi in Ue si parla seriamente di flessibilità è grazie alla spinta del premier Renzi. A Bruxelles - ha rimarcato -ci facciamo capire molto meglio di chi ci ha preceduto, tanto che in Ue cominciano ad occuparsi di ciò che diciamo". Fatto sta è che i toni si stanno alzando e dopo lo smarcamento sul bilancio della seconda economia dell'eurozona, cioè la Francia, hanno parlato nei giorni scorsi la terza (l'Italia) e la prima (la Germania). "Sto con Hollande, noi rispetteremo il vincolo del 3% ma Parigi ha ragione", ha assicurato il premier Renzi da Londra dove ha cercato la sponda della Gran Bretagna di Cameron per politiche anti-austerity.
"Dovete fare i compiti e rispettare gli impegni", ha sibilato la Cancelliera tedesca Angela Merkel rivolta a Parigi e Roma. Controreplica di Renzi: "Non ci tratti da scolaretti". Ce n'è abbastanza, come si vede, per un vertice teso che si potrà sviluppare attraverso un surreale non detto o, viceversa, con un primo "franco" chiarimento tra le due anime che ormai compongono l'Unione. Questo perchè, è bene sottolinearlo, trattandosi di una riunione informale manca un'agenda dei lavori. Questo proprio per favorire una discussione libera e marcare la differenza con i Consigli europei. Non ci sarà quindi nessun documento finale. Ma paradossalmente proprio la natura del formato rischia di creare problemi. Ancora non è chiaro infatti quale sarà la formula scelta per comunicare i contenuti della discussione ai media.
Un dubbio formale solo in apparenza. Mai come in questo caso la forma diventa sostanza: saranno Matteo Renzi, Angela Merkel e Francois Hollande insieme a riferire le attese lontananze che si registreranno ancora una volta? O sarà scelta una formula più prudente lasciando - come ha scritto il Corsera - il palcoscenico al padrone di casa, cioè Matteo Renzi, e una singola separata conferenza stampa al cancelliere di ferro? In serata una precisazione di palazzo Chigi taglia corto cercando di spegnere ogni polemica: "in merito alla conferenza europea sul lavoro del prossimo 8 ottobre, fonti di Palazzo Chigi precisano che le ricostruzioni di alcuni organi di informazione sul format di comunicazione alla stampa, al termine dei lavori, sono destituite di fondamento".
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