I NUMERI.
EFFETTO LEVA. Secondo le stime conservative della Bei, assumendosi la parte maggiore di rischio con la copertura delle prime eventuali perdite di un progetto, i 21 mld del Fondo avranno un effetto leva che attirerà 15 volte i soldi investiti, arrivando così a 315 miliardi.
CONTRIBUTI NAZIONALI. Finora sono quattro i paesi (Italia, Germania, Francia e Spagna) che hanno annunciato la loro partecipazione al Piano Juncker. Questa sarà di tipo indiretto tramite l'intervento delle rispettive banche promozionali nazionali. La Cassa Depositi e Prestiti metterà 8 mld, così come le francesi Cdc e Bpi e la tedesca KfW, mentre la spagnola Ico 1,5 mld. Sarà così più semplice assicurare il finanziamento a progetti d'interesse nazionale che beneficiano dell'Efsi.
GOVERNANCE. A tenere le redini dell'Efsi ci sarà uno steering board, composto solo da Commissione e Bei per garantire l'indipendenza politica, più un comitato per gli investimenti composto esclusivamente da esperti, che deciderà a maggioranza semplice i progetti selezionati.
TEMPI. Dopo Commissione Ue ed Ecofin, spetta all'Europarlamento adottare la sua posizione sul funzionamento dell'Efsi, con cui potranno cominciare i negoziati tra le tre istituzioni.
L'obiettivo è arrivare a una posizione comune entro giugno, in modo che i primi finanziamenti possano partire per l'estate in attesa che il Fondo sia pienamente operativo per settembre.
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