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Draghi, ripresa più forte, inflazione sale a fine anno

Ora più fiduciosi. Visco, azione Bce si smorzerà, riforme subito

Redazione Ansa

L'Eurozona sta ripartendo con più convinzione, i segnali si vedono e anche se l'inflazione resterà bassa fino a fine anno la Bce è più fiduciosa rispetto a tre-quattro mesi fa, grazie al Qe che sta mostrando i suoi risultati positivi: è ottimista il presidente dell'Eurotower Mario Draghi nelle tre ore di audizione davanti alla commissione economica del Parlamento europeo, appuntamento fisso in cui fa il punto della situazione economica della zona euro. Ma nonostante la ritrovata fiducia, Draghi mette in guardia i Governi: l'intervento della Bce non deve distrarli, devono fare la loro parte con politiche e riforme pro-crescita per rimettere l'economia sul giusto binario. Invito ribadito oggi anche dal governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco: il programma della Bce "si smorzerà, e' il momento di intervenire strutturalmente sul potenziale di crescita". "La crescita sta guadagnando slancio. La base per la ripresa economica nella zona euro si è chiaramente rafforzata, ciò è dovuto alla caduta del prezzo del petrolio, alla ripresa della domanda esterna e al deprezzamento dell'euro", ha spiegato Draghi in apertura del suo intervento, ricordando che la Bce ha già aggiornato al rialzo di 0,5 e 0,6 punti le stime di crescita 2015 e 2016.

Certo, chiarisce, "l'inflazione resterà molto bassa o negativa nei mesi a venire perché la caduta dei prezzi del petrolio continuerà a influenzare i dati fino a fine anno, ma il tasso ricomincerà ad aumentare gradualmente a fine anno", sostenuto dalla domanda aggregata, dall'impatto del tasso di cambio dell'euro più basso e dal rialzo del petrolio. Un "fattore chiave" per la piena ripresa dell'Eurozona e per assicurare che l'inflazione non sia "troppo bassa per troppo tempo", è "l'extra stimolo" che la Bce ha introdotto a gennaio. Una decisione che già sta dando i suoi frutti e si riflette nella vita dei cittadini europei: "Siamo più fiduciosi di 3-4 mesi fa, la politica monetaria si sta trasmettendo all'economia reale", ha detto Draghi, spiegando che "i segnali ci sono", ad esempio, "è ripreso il flusso del credito alle pmi". L'intervento della Bce, che inietta nel sistema 60 miliardi di euro al mese, "ha accelerato un trend evidente da qualche tempo cioè un processo stabile di re-integrazione dei mercati, ma la novità ora è che i tassi d'interesse bassi si stanno trasmettendo a tutta la catena finanziaria. I costi bassi di finanziamento per le banche hanno iniziato a influenzare il costo dei prestiti a famiglie e imprese".

E qui arriva l'avvertimento ai Governi: "I risultati positivi del nostro programma di acquisto non devono distrarre altri dal dare il loro contributo", servono "politiche di bilancio per sostenere la ripresa, assicurando la sostenibilità del debito, la piena e coerente attuazione del Patto di stabilità, chiave per la fiducia, e le riforme strutturali", ha chiarito. Sulla stessa linea il governatore Visco che ricorda come il Qe "migliora il contesto macro, riduce l'incertezza e sostiene la fiducia ma è destinato per sua natura a smorzarsi quando avrà raggiunto l'obiettivo" sui prezzi. Per questo "è il momento di intervenire strutturalmente sul potenziale si crescita dell'economia". Anche per Visco "assistiamo a un recupero di fiducia", ma ci sono "non pochi rischi, interni ed esterni all'area" che "condizionano la ripresa". Variabile "decisiva" per il ritorno a una crescita stabile sono "gli investimenti privati e in infrastrutture", ha spiegato il governatore che ha anche chiesto allo Stato "un intervento diretto" che "favorisca lo sviluppo di un mercato secondario" dei crediti deteriorati delle banche per liberare "risorse".

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