Rubriche

Stop rotta Balcani preoccupa Italia, 'prevenire flussi'

Alfano, Albania sia tema Ue. Turchia, ne riprendiamo solo migliaia

Stop rotta Balcani preoccupa Italia, 'prevenire flussi'

Redazione Ansa

BRUXELLES - Non ci sono evidenze concrete di un cambio di direzione dei flussi migratori dalla Grecia verso l'Albania, ma ora che la chiusura della rotta dei Balcani è un dato di fatto, l'Italia è più preoccupata per quello che a settimane potrebbe arrivare sulle coste della Puglia. Con la primavera e il ritorno della buona stagione, il rischio è infatti duplice: da un lato la riattivazione della via adriatica, dall'Albania; dall'altro una ripresa massiccia di sbarchi nel Mediterraneo centrale, dalla Libia verso Lampedusa e le coste della Sicilia.

 

Per ora sono solo "previsioni" dettate dalla "logica" evidenzia il ministro Angelino Alfano, ma la serietà con cui ha posto la questione a Bruxelles, durante il consiglio Affari interni Ue, dimostra quanto i timori siano forti e quanto sia ferma la volontà di essere preparati. "Ho chiesto che quello dell'Albania non sia un tema solo italiano". Tirana - dice il capo del Viminale - "può essere un partner strategico dell'Europa" nella crisi dei profughi. Nei prossimi giorni Alfano sarà nel Paese dirimpettaio, da cui ci separa una fascia di mare di un'ottantina di chilometri. Altrettanto farà il commissario Ue all'Immigrazione Dimitris Avramopoulos, oggi sollecitato dall'esponente del governo italiano.

 

A confermare che si stanno prendendo contromisure anche il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni: "Stiamo lavorando con autorità greche e albanesi per prevenire traffici di migranti da parte di organizzazioni criminali". Ma Alfano l'attenzione è tornato a chiederla anche sulla Libia: "è fondamentale che il tema della stabilizzazione resti una questione prioritaria nell'agenda Ue, anche sul fronte dei ministri dell'Interno". E dell'intesa Ue-Turchia osserva che aiuta ad allontanare il pericolo anche per l'Italia.

 

Roma non è stata sola nell'esprimere preoccupazioni. Anche la Spagna è in allerta. Madrid teme di rivivere il dramma degli sbarchi sulla rotta del Mediterraneo occidentale, dall'Algeria, dalla Mauritania, dal Marocco (che di recente ha sospeso le sue relazioni con l'Ue). E anche il ministro finlandese Petteri Orpo elenca i suoi timori, per nuove rotte attraverso la Bulgaria, la Libia, e più da vicino, dalla Russia, sulla rotta artica.

 

Nell'Egeo intanto si continua a morire. Cinque persone, tra cui un neonato di 3 mesi, sono annegate mentre cercavano di raggiungere Lesbo dalla Turchia, mentre al confine tra Grecia e Macedonia, la situazione umanitaria resta drammatica. Atene ha mostrato tutto il suo disappunto per i Tweet celebrativi sulla chiusura della rotta dei Balcani pubblicati mercoledì dal presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, con cui ringraziava i Paesi. "Non c'è motivo di ringraziare gli Stati membri che hanno violato le decisioni Ue procedendo con azioni unilaterali", ha bacchettato il ministro all'Immigrazione Ioannis Mouzalas. Anche il premier Alexis Tsipras poche ore prima aveva twittato "L'Ue non ha futuro se va avanti così".

 

Il ministro dell'Interno austriaco Johanna Mikl-Leitner ha puntualizzato come l'Austria "mantiene la sua politica. Non farà passi indietro. La rotta balcanica resta chiusa". Ma la cancelliera tedesca Angela Merkel è tornata a condannare l'iniziativa: "Sono dell'idea che questa decisione unilaterale dell'Austria e di conseguenza quella assunta dai Paesi balcanici, porta meno profughi a noi, ma dall'altro lato mette la Grecia in una situazione difficile". Per portare sollievo alla Grecia, Avramopoulos è tornato a sollecitare un'accelerazione sui ricollocamenti (da settembre ad ora ne sono stati fatti 885): "dobbiamo arrivare al ritmo di 6mila" richiedenti asilo "al mese" da Grecia e da Italia.

 

Tsipras aveva chiesto più volte al vertice dei leader di lunedì che una quota di ricollocamenti al giorno fosse indicata nero su bianco nella dichiarazione finale, senza però ottenere successo. Ankara intanto avverte: l'accordo di riammissione in discussione con l'Ue prevede che "il numero di migranti che saranno rimandati alla Turchia non è di milioni" ma al massimo di "decine di migliaia".

 

 

Leggi l'articolo completo su ANSA.it