BRUXELLES - Il Passenger name record (Pnr) europeo per la registrazione dei passeggeri dei voli è "costosissimo", richiede "tempi semi-biblici" ed è "suscettibile di una censura da parte della Corte di giustizia Ue", perché viola il principio di "proporzionalità" sancito dai Trattati dell'Unione. Giovanni Buttarelli, il magistrato italiano che da un paio d'anni è garante europeo della privacy, boccia la direttiva sul Pnr per la lotta al terrorismo, votata dal Parlamento europeo.
In un'intervista all'ANSA Buttarelli definisce la misura - passata dopo quattro anni di polemiche e sotto la spinta degli attentati terroristici a Parigi e Bruxelles - "un infortunio legislativo", "un'icona politica del fare qualcosa", ma "un qualcosa che non per forza" è sinonimo "di efficienza". I recenti attentati "avvenuti in Belgio e in Francia dimostrano che le informazioni necessarie erano tutte a disposizione" delle autorità. "Il Pnr non avrebbe aggiunto nulla. I voli sono già tutti tracciabili e c'è già la possibilità di individuare i foreign fighters", spiega Buttarelli, secondo il quale il risultato di "troppe informazioni equivale a nessuna informazione". Sarebbe stato meglio piuttosto - evidenzia - "incentivare lo scambio e l'analisi delle informazioni".
"Magistrati che hanno una lunga esperienza nelle indagini sul terrorismo si sono espressi dicendo che avrebbero preferito qualcosa di più immediato, piuttosto di una misura che come il Pnr richiede molti anni e molti miliardi per essere attuata", afferma il garante. Per la messa in pratica occorreranno infatti "enormi banche dati" e "per l'armonizzazione degli standard e delle regole attuative ci vorranno tempi semi-biblici", basti pensare - rileva - "a quanti anni sono stati necessari per mettere a punto il Sistema informativo Schengen".
Ma la misura - osserva Buttarelli - è anche suscettibile di "una censura da parte della Corte di Giustizia europea" perché "non rispetta il criterio di proporzionalità previsto dai Trattati, appesantendo la vita quotidiana dei cittadini". I dati non saranno infatti raccolti secondo categorie, ma "a tappeto: tutti saranno profilati per vedere se vi sono dei comportamenti anomali. Non è tanto un problema di tutela della privacy quanto di legittimità costituzionale della norma rispetto ai Trattati della Ue. La Corte di giustizia europea ha già affermato in due sentenze che qualsiasi sistema di raccolta dei dati personali non può essere esteso a chiunque, anche a persone nei cui confronti non esiste il benché minimo sospetto che possano avere a che fare con un reato. In base a questi principi, la Corte ha già bocciato la direttiva sulla raccolta dati del traffico telefonico e Internet".
"Dubito che sia davvero necessario raccogliere dati anche sugli spostamenti nelle nostre località di mare" ironizza. E che sono in molti ad avere gli stessi dubbi - evidenzia il garante - "è dimostrato anche dal fatto che nell'aula di Strasburgo 179 hanno votato no e in 9 si sono astenuti". E dei 461 che hanno detto sì, "molti lo hanno fatto per ordine di scuderia". Un primo banco di prova per la norma sarà comunque il 30 giugno, quando la Corte di giustizia Ue pubblicherà l'opinione dell'avvocato generale sulla proporzionalità del Pnr del Canada, proprio su richiesta del Parlamento europeo. "Potrebbero esserci sorprese - avverte Buttarelli -. Ci si potrebbe rendere conto che sarebbe stato meglio aspettare".
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