STRASBURGO - Gli Stati devono consentire ai transgender di cambiare sesso all'anagrafe senza obbligarli a subire prima un'operazione che con ogni probabilità li renderà sterili. L'ha stabilito la Corte europea dei diritti umani in una sentenza contro la Francia che diverrà definitiva tra tre mesi se le parti non faranno ricorso. I giudici di Strasburgo hanno condannato la Francia per aver violato il diritto al rispetto della vita privata di due cittadini transgender che volevano cambiare genere - da maschile a femminile - all'anagrafe senza doversi sottoporre a un'operazione che li avrebbe resi quasi sicuramente sterili.
La Corte sostiene che gli Stati hanno "un margine di manovra limitato quando sono in causa l'integrità fisica e l'identità sessuale dei cittadini". I togati osservano che "il fatto di subordinare il riconoscimento dell'identità sessuale delle persone transgender alla realizzazione di un'operazione o un trattamento sterilizzante che non vogliono subire equivale a subordinare il pieno rispetto della vita privata alla rinuncia del pieno rispetto del diritto all'integrità fisica". La Corte afferma che in questo caso c'è "una rottura del giusto equilibrio tra gli interessi generali e quelli individuali che gli Stati sono tenuti a rispettare" e che "la condizione d'irreversibilità della trasformazione dell'apparenza fisica deve essere considerata come un mancato adempimento da parte dello Stato del suo obbligo a garantire il rispetto della vita privata".
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