La decisione della Corte di giustizia della Ue sui ricollocamenti non cambia la posizione del governo polacco sulle politiche di immigrazione. Lo ha detto oggi il premier polacco Beata Szydlo invitata dai giornalisti a commentare le decisioni odierne prese a Lussemburgo. Per Szydlo Varsavia "è un partner leale della Ue che adempie ai propri impegni e spera di essere trattato così come gli altri paesi membri della Ue".
Il presidente ceco Milos Zeman è dell'opinione che la Repubblica ceca non debba piegarsi di fronte all'Ue sulla questione dei migranti: è meglio rinunciare ai finanziamenti europei, che sottoporsi al meccanismo delle quote di migranti, ha affermato commentando la sentenza della Corte europea. "Penso che non dobbiamo piegarci, non dobbiamo cedere alle minacce. Ora dico quello che a qualcuno non piacerà: nel caso peggiore è sempre meglio fare a meno dei finanziamenti europei che far entrare i migranti da noi", ha detto Zeman.
La Corte di giustizia Ue ha respinto i ricorsi di Slovacchia e Ungheria contro le 'relocation' dei richiedenti asilo da Italia e Grecia. Nella sentenza i giudici spiegano che "il meccanismo contribuisce effettivamente e in modo proporzionato a far sì che la Grecia e l'Italia possano far fronte alle conseguenze della crisi migratoria del 2015".
Slovacchia e Ungheria, che nel 2015, in Consiglio avevano votato contro la misura temporanea (come Repubblica Ceca e Romania) avevano chiesto alla Corte di giustizia di annullarla, sia per motivi intesi a dimostrare che la sua adozione era viziata da errori di ordine procedurale o legati alla scelta di una base giuridica inappropriata, sia perché non idonea a rispondere alla crisi migratoria, né necessaria a tal fine. Nel procedimento davanti alla Corte, la Polonia è intervenuta a sostegno della Slovacchia e dell'Ungheria, mentre Belgio, Germania, Grecia, Francia, Italia, Lussemburgo, Svezia e la Commissione europea sono intervenuti a favore del Consiglio Ue. Con la sua odierna sentenza, la Corte ha respinto integralmente i ricorsi proposti da Slovacchia e Ungheria.
"La solidarietà non è a senso unico. Ora bisogna andare avanti con i ricollocamenti e con le procedure d'infrazione" avviate, anche in seguito alle pressioni dell'Europarlamento, "contro chi non rispetta la decisione della Commissione". Così il presidente del Pe Antonio Tajani ha accolto la sentenza con cui la Corte Ue ha respinto i ricorsi presentati da Slovacchia e Ungheria. "Siamo soddisfatti. Non avevamo mai avuto dubbi" sulla legittimità della decisione presa a Bruxelles.
"Pacta sunt servanda, gli impegni presi vanno rispettati" ha poi detto Tajani. Il quale ha ricordato il ruolo svolto dal Pe nel sollecitare l'apertura di procedure d'infrazione nei confronti di quei Paesi che non hanno finora accettato di accogliere i rifugiati arrivati in Italia e Grecia in base al piano messo a punto dalla Commissione europea. Del tema migranti Tajani ha parlato questa mattina anche nel corso di una conferenza sulle priorità della politica europea rispetto alle elezioni che si svolgeranno nella primavera del 2019 per il rinnovo dell'Europarlamento.
In questa sede il presidente del Parlamento Ue ha ribadito la necessità di mettere in campo una sorta di 'Piano Marshall' per l'Africa mobilitando almeno 40 miliardi di euro per lanciare una strategia per lo sviluppo del continente che intervenga sui motivi che sono alla base dei flussi migratori verso l'Europa. "Bisogna investire molto in questa strategia - ha detto Tajani - altrimenti non ci sarà soluzione al problema dei migranti illegali". "L'Africa non può essere lasciata nelle mani dei cinesi", ha poi aggiunto ricordando anche gli "errori enormi" che sono stati fatti nella gestione del post-Gheddafi in Libia e che quello dei migranti non è un problema dell'Italia o di altri singoli Paesi, ma "dell'intera Europa".
Avramopoulos, 'relocation' valide, è tempo solidarietà - "La Corte di giustizia Ue ha confermato la validità dello schema dei ricollocamenti. E' tempo di lavorare nell'unità e attuare in pieno la solidarietà". Così il commissario Ue Dimitris Avramopoulos, su Twitter, commenta la sentenza, con cui la Corte Ue ha respinto i ricorsi di Ungheria e Slovacchia contro il meccanismo di ridistribuzione dei richiedenti asilo da Italia e Grecia.
"Ad agosto in Italia c'è stato un calo dell'81%" degli arrivi di migranti rispetto allo stesso mese dell'anno scorso. "E c'è stato un calo del 66% rispetto a luglio", ha dichiarato il commissario europeo Dimitris Avramopoulos. Per il dibattito sulla revisione del regolamento di Dublino "ci sentiamo incoraggiati dalla sentenza della Corte di giustizia Ue" sui ricollocamenti "e continueremo a lavorare per adottare un nuovo Dublino, più giusto rispetto a quello precedente. Penso che entro fine anno saremo pronti a presentare una proposta completa", ha aggiunto il commissario. "Ho preso nota della prima reazione del governo ungherese" alla sentenza della Corte di giustizia europea "e vorrei fare un commento molto semplice: in tutti Paesi europei di stato di diritto, i giudici sono indipendenti", ha detto Avramopoulos.
Ungheria, decisione della Corte Ue è oltraggiosa - La decisione della Corte Ue di respingere i ricorsi sulle 'relocation' dei richiedenti asilo è "oltraggiosa e irresponsabile" e "mette a rischio la sicurezza dell'Europa". Questo il commento di Budapest. "La sentenza è scandalosa e irresponsabile", secondo il ministro degli esteri ungherese Peter Szijjarto, che ha commentato la decisione della corte di giustizia nel corso di una conferenza stampa. "Questa sentenza è politica, non giuridica, minaccia il futuro e la sicurezza dell'Europa, è contraria agli interessi delle nazioni e dell'Ungheria", ha detto ancora. "Faremo tutto il possibile per difendere il nostro paese contro lo strapotere delle istituzioni dell'Ue", ha aggiunto, facendo capire che l'Ungheria non intende accogliere richiedenti asilo neanche dopo la sentenza di oggi. "La battaglia vera comincia solo adesso", ha detto. I partiti di opposizione invece hanno accolto la sentenza come una sconfitta del governo Orban, che renderà indifendibile la sua posizione sull'emergenza di immigrazione.
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