BRUXELLES - Ridurre ulteriormente i rischi bancari prima di condividerli, costruire dei cuscinetti adeguati da usare in caso di 'bail in', stabilire un trattamento regolamentare per le esposizioni ai debiti sovrani, rispettare alla lettera il Patto di stabilità e studiare una ristrutturazione automatica del debito per i Paesi che chiedono aiuto al fondo salva-Stati. Queste, in sintesi, la posizione sul futuro della zona euro di otto Paesi Ue del Nord, contenuta in una lettera inviata ai ministri finanziari europei per mettere nero su bianco il loro diverso punto di vista sulla riforma dell'Unione economica e monetaria proposta da Bruxelles.
Al gruppo appartengono i tre Paesi Baltici, Danimarca, Finlandia, Irlanda, Olanda e Svezia, che affermano di condividere la visione sui temi in discussione sul tavolo del Consiglio europeo e dell'Ecofin. Si tratta di posizioni molto rigide, opposte a quelle del fronte Germania, Francia, Spagna e Italia che in questi mesi ha lavorato per sbloccare dossier come l'Unione bancaria. Gli otto sono molto chiari: i "prossimi passi" devono essere cuscinetti per il bail in, solide politiche per gli npl, trattamento prudenziale dell'esposizione sul debito sovrano, minimizzare l'uso di aiuti di Stato. Solo dopo si potrà avviare la discussione sull'assicurazione comune dei depositi.
Gli otto Paesi sostengono che avere un'Unione economica e monetaria più forte "richiede prima di tutto azioni decisive a livello nazionale e pieno rispetto delle regole comuni". Partendo da "attuazione delle riforme strutturali e rispetto del Patto di stabilità, costruire cuscinetti nei bilanci nazionali per portare avanti le proprie politiche, stabilizzazione automatica per alleviare i rallentamento dell'economia".
Si dicono poi a favore soltanto di quelle riforme che hanno un vero "valore aggiunto": Unione bancaria e trasformazione del fondo salva Stati in Fondo monetario europeo (Fme). Dunque, sono contrari a quelle volute da Macron cioè bilancio comune dell'Eurozona e superministro del Tesoro. Dare vita al Fme comporta innanzitutto che "il processo decisionale resti fermamente nelle mani degli Stati", e poi che vi sia un meccanismo di "ristrutturazione dei debiti in caso di livelli non sostenibili". Sull'Unione bancaria, gli otto confermano poi che le discussioni sull'assicurazione comune dei depositi partiranno "non appena si saranno fatti sufficienti progressi sulla riduzione dei rischi".
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