STRASBURGO - "La mancanza di una risposta europea che assicuri che i Paesi condividano la responsabilità di proteggere e assistere migranti e richiedenti asilo non può essere utilizzata come scusa dei singoli Paesi per rifiutarsi di rispettare i loro obblighi quando si tratta di garantire i diritti fondamentali come quello della protezione della vita". Lo ha detto all'ANSA Dunja Mijatovic, commissaria dei diritti umani del Consiglio d'Europa, reagendo alla vicenda dell'Aquarius. "Lo stallo tra l'Italia e Malta ha ritardato l'assistenza dovuta a centinaia di persone in stato di necessità e quindi solleva preoccupazioni da un punto di vista dei diritti umani" ha poi aggiunto la commissaria evidenziando che numerosi trattati internazionali sono applicabili al caso dell'Aquarius.
"Al caso dell'Aquarius si applicano numerosi trattati internazionali" osserva Mijatovic citando la convenzione internazionale sulla ricerca ed il salvataggio marittimo delle Nazioni Unite (Sar), la convenzione internazionale per la salvaguardia della vita umana in mare (Solas), la Convenzione europea dei diritti umani e la convenzione Onu sui rifugiati. "Gli Stati devono assicurare che le loro azioni non espongano nessuno a trattamenti inumani e degradanti, o che mettano in pericolo la loro vita" sostiene Mijatovic.
"È chiaro che l'Italia, e altri paesi in prima linea, non possono gestire da soli l'arrivo di migranti e richiedenti asilo e che quindi occorre una risposta europea, ma allo stesso tempo la mancanza di tale risposta non può essere una scusa per rifiutarsi di rispettare i propri obblighi" spiega la commissaria. "In questo contesto - conclude - gli Stati dovrebbero considerare le Ong come partner ed evitare azioni che minano le attività legittime che queste organizzazioni conducono allo scopo di salvare vite umane".
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