BRUXELLES - Dal 2011 al 28 febbraio 2019, a causa delle condanne della Corte di giustizia Ue arrivate dopo procedure di infrazione durate a volte più di dieci anni, l'Italia ha versato nelle casse Ue 589 milioni di euro.
Cinque i casi più eclatanti, tre dei quali in materia ambientale. Per le discariche abusive la condanna è arrivata nel 2014 ed è finora costata 204 milioni, con una penalità regressiva, ovvero che diminuisce con l'aumento dei siti sanati. Per la condanna del 2015 sull'emergenza rifiuti in Campania, il nostro Paese ha invece pagato finora circa 151 milioni e la penalità non è regressiva. Del maggio 2018 è poi la sanzione per la violazione delle norme Ue su depuratori e fogne su tutto il territorio nazionale, costata complessivamente per ora 52 milioni di euro. A questi tre casi si aggiungono il mancato recupero di aiuti di Stato a Venezia e Chioggia (per il quale la Corte ha condannato l'Italia nel settembre 2015), costato fino a oggi 102 milioni di euro, e le violazioni sui contratti di formazione lavoro (condanna del novembre 2011) per le quali sono stati pagati 78 milioni di euro.
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