In quattro giorni, tre notti e 48 ore al tavolo, almeno un risultato da record i 27 leader europei lo hanno raggiunto: hanno dato vita al vertice più lungo da 20 anni, cioè da quando a Nizza nel 2000 rividero l'assetto istituzionale dell'Ue, cambiando anche il sistema di voto. Ed erano soltanto in 15. Questa volta sono molti di più, e con un compito molto più drammatico: risollevare l'economia europea dalla peggiore crisi del Dopoguerra, convincendo i propri elettori di aver difeso i loro interessi. E' quindi un po' per teatro ad uso domestico, un po' per il peso della responsabilità, e un po' anche per la stanchezza, che dopo i primi due giorni l'atmosfera al summit si fa elettrica.
All'inizio i frugali erano contro tutti, e ora tutti sono contro i frugali. L'olandese Rutte ha dato il meglio - o il peggio, a seconda dei punti di vista - di sé. Davanti a tutti ha combattuto fin da venerdì mattina la sua durissima battaglia sulla governance, per avere il controllo delle riforme degli altri. E sull'altra partita che vuole portare a casa, cioè la riduzione dei sussidi, ha invece mandato avanti gli altri. Prima lo svedese Lofven, poi il giovane austriaco Kurz. Il quale, noncurante dell'etichetta, la scorsa notte è uscito in fretta dalla plenaria per rispondere al telefono, mandando Macron su tutte le furie. "Vedete? Non gli importa, non ascolta gli altri, ha un brutto carattere, gli interessa solo della sua stampa e basta", ha attaccato il francese.
"E' la stanchezza", ha ironizzato Kurz con chi gli chiedeva perché se la fosse presa con lui. Dopo una prima giornata di toni pacati, la tensione è cominciata a salire dal sabato sera, dopo la riunione tra Markel, Macron, Michel, von der Leyen e i frugali. Inconcludente, perché i quattro nordici non solo ribadivano l'intenzione di non cedere su nulla, ma avevano anche trovato un nuovo alleato: la Finlandia di Sanna Marin. Sconfortati, Macron e Merkel si sono ritirati in albergo per berci su, e decidere le mosse successive. E' allora che hanno cominciato a sentirsi sotto attacco, realizzando il vero obiettivo dei frugali: abbattere l'asse franco-tedesco, mettendo fine alla sua pretesa di determinare ogni scelta dell'Unione. Era da tempo che i quattro ci lavoravano, cioè da quando la Germania si è spostata dalle sue storiche posizioni rigoriste per andare incontro al Sud, accogliendo la mediazione della Francia.
"Eravamo in quattro e ora siamo in cinque, unirci è stata sicuramente la decisione migliore" perché, davanti a Paesi come "Germania e Francia, i più piccoli da soli non avrebbero peso", ha commentato Kurz soddisfatto al termine della notte più lunga, quella tra domenica e lunedì, in cui i frugali contavano il successo in base al numero crescente dei nemici. Alcuni gli hanno portato molto onore, come il premier ungherese Orban: "Non capisco perché Rutte mi odi, mi attacca sempre, vuole punirci finanziariamente", ha raccontato alla stampa, trasformando l'olandese e i frugali nei più grandi difensori dello stato di diritto. Sarà poi lo sfogo del premier Conte, faccia a faccia con Rutte, a riportare l'attenzione sul tema principale: "Se lasciamo che il mercato unico venga distrutto tu forse sarai eroe in patria per qualche giorno, ma dopo qualche settimana sarai chiamato a rispondere pubblicamente davanti a tutti i cittadini europei".
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