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Recovery: Tinagli, 'delusa, danno da Polonia e Ungheria'

Servono soluzioni innovative, estendere Sure per tamponare crisi

Recovery: Tinagli, 'delusa, danno da Polonia e Ungheria'

Redazione Ansa

BRUXELLES - "Sono dispiaciuta e delusa da questa decisione, ma spero che la partita non sia chiusa: Polonia e Ungheria devono rendersi conto che più che un dispetto all'Europa fanno un danno ai loro cittadini che sono tra i principali beneficiari dei fondi Ue". Così Irene Tinagli, presidente della commissione Affari economici del Parlamento europeo, su La Stampa, dove invita l'Ue a pensare a "soluzioni innovative", un Piano B per uscire dall'impasse che blocca il Recovery fund; inoltre suggerisce di valutare un'estensione di Sure per tamponare nei prossimi mesi gli impatti economici dell'emergenza coronavirus. "Non si può cedere alla retorica dei sovranisti, non solo polacchi e ungheresi, per cui l'Ue è un bancomat dal quale prendere soldi solo quando fa comodo - osserva - l'Ue è un'unione di valori basata sul rispetto di alcune regole comuni".

Sul Recovery "abbiamo proposto per esempio di aumentare al 20% l'anticipo ai governi perché molti Stati arriveranno al pagamento della prima tranche in serie difficoltà e quindi è giusto concedere maggiori risorse per avviare subito riforme e investimenti. Nel nostro testo manca il famoso freno d'emergenza che dà a un singolo Paese il potere di congelare i fondi a un altro, perché pensiamo che la 'governance' dovrebbe essere più comunitaria possibile. E per quanto riguarda le condizionalità crediamo serva più flessibilità". "Bisogna però essere seri e soprattutto proporre decisioni condivise con altri Stati: considerato che abbiamo ancora aperto il negoziato sul Recovery occorre fare attenzione alle fughe in avanti - dice - io ho suggerito di riflettere su una possibile estensione di Sure. È uno strumento efficiente, necessario e di grande successo. Si potrebbe valutare se e come rafforzarlo in attesa del Recovery". Mentre sul Mes è "difficile capire il vero motivo" per cui non è utilizzato. D'altronde al momento molti Stati non sembrano inclini a chiedere neppure i prestiti del Recovery, quindi potrebbero esserci altre considerazioni".

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