La Corte europea dei diritti umani (Cedu) di Strasburgo ha condannato l'Italia per aver violato il diritto di una nonna a mantenere i contatti con la nipote, che le era stata affidata sin dalla nascita. Nella sentenza i giudici indicano che tale violazione non è tuttavia stata frutto di una discriminazione nei confronti della donna perché la famiglia del marito appartiene all'etnia Rom, ma piuttosto all' "esistenza in Italia di un problema sistemico" per questo tipo di casi.
A ricorrere alla Corte nel giugno del 2018 è stata Emilia Terna, dopo aver tentato per anni di ristabilire i contatti con la nipote che nel frattempo era stata affidata ai servizi sociali. Nel ricorso la donna ha sostenuto che le difficoltà incontrate nel far valere il suo diritto a vedere la nipote sono dovute al fatto che la famiglia del marito è d'origine Rom. Nella sentenza i giudici affermano di non aver trovato prove che confermano quest'ultima tesi. I togati di Strasburgo sostengono invece che le autorità non hanno fatto quanto avrebbero dovuto per assicurare la continuazione del rapporto tra nonna e nipote, e questo nonostante una decisione del tribunale dei minori che ha stabilito il diritto della signora Terna di incontrare la nipote, e i rapporti di vari esperti che indicavano che il mantenimento del rapporto con la nonna era positivo per la bimba. La Corte ha stabilito che lo Stato dovrà versare alla signora Terna 4 mila euro per danni morali e 10mila per coprire le spese legali.
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