Nessun ritardo sul piano italiano per attivare i fondi del recovery, e una luce verde alla 'convergenza' del recovery and resilience plan italiano sugli obiettivi-chiave del Next Generation Ue, ossia conversione green e digitale. Quello che manca ancora, e a cui il premier Mario Draghi sta lavorando, è l'indicazione della tempistica che scandirà gli investimenti, e il nodo delle riforme strutturali che dovranno accompagnarli. A fare il punto sullo stato di avanzamento dell'Italia sul recovery fund, il progetto europeo per scongiurare che lo shock pandemico provochi una spaccatura fra i ritmi di crescita fra i Paesi, è Paolo Gentiloni.
IL FORUM
Il commissario Ue agli affari economici e monetari, intervistato al forum Ansa su 'Un nuovo Patto Ue per la crescita', si sofferma a lungo sulla lotta alla pandemia e i vaccini, vera chiave di volta per riportare la crescita sui binari. L'accelerazione sui vaccini nel secondo trimestre e il progetto di un 'green pass' per consentire la ripresa in sicurezza degli spostamenti in Europa, aiutando settori come il turismo, aiuteranno ad uscire da quella che è ancora "una fase molto difficile". E permettono a Bruxelles di confermare un 3,8% di crescita per il 2021, nonostante le incognite delle varianti del virus, il protrarsi di lockdown locali e nazionali, i vaccini per ora a rilento. Grazie a un settore manifatturiero che ha retto meglio che nel 2020 alla seconda ondata, "le nostre previsioni economiche contenevano già una valutazione che tiene conto della realtà in cui siamo", spiega Gentiloni. Dipenderà anche dalla capacità dei Paesi di attivare l'anticipo del 13% consentito sugli investimenti del recovery, una "corsa contro il tempo" - la definisce l'ex presidente del Consiglio - viste anche le necessarie ratifiche dei parlamenti nazionali. Sul piano nazionale, oggetto di una disputa politica che ha circondato la caduta del governo Conte 2 e l'insediamento di Draghi, Gentiloni ha osservato che la Commissione ha ricevuto le bozze dei Recovery plan "da parte di una ventina di Paesi, tra cui l'Italia", mentre quattro Paesi hanno inviato "qualche elemento di informazione" e tre "nulla": "dal punto di vista del calendario, nessuno è in ritardo tranne quei 7 Paesi che non hanno presentato nulla o pochissime informazioni". E del resto non ci sono ancora piani formali, essendo possibile presentarli solo da pochi giorni con la scadenza del 30 aprile. Quanto ai contenuti, ha detto, "l'Italia, a nostro giudizio, ha fatto un buon lavoro anche dal Governo precedente" nel convergere sugli obiettivi strategici, e cioè la transizione ambientale e digitale da cui il Paese "ha molto da guadagnare". Restano alcune lacune individuabili già nella seconda bozza di 'recovery' del Conte 2. "Ci sono ancora passi avanti necessari - ha spiegato Gentiloni - non solo nel precisare gli investimenti e sui tempi dei traguardi da raggiungere, ma soprattutto sul lato delle riforme": fra queste "concorrenza, tempi della giustizia civile, efficacia della pubblica amministrazione, evasione fiscale". Nodi difficili da sciogliere, e su cui Draghi mantiene un accorto riserbo. Il premier aveva già anticipato il tema della concorrenza, che tradotto vuol dire liberalizzazioni, un terreno politicamente scivoloso che era stato praticamente accantonato per quasi un quinquennio nel discorso politico in Italia.
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