BRUXELLES - "Il 17 marzo la Commissione europea presenterà un pacchetto" con il pass verde Covid "che si concentrerà sui viaggi e la revoca delle restrizioni, per una riapertura comune sicura". Lo ha detto il vicepresidente dell'Esecutivo comunitario, Margaritis Schinas, alla conferenza stampa al termine della videoconferenza dei ministri della Salute Ue.
Il pass verde Covid "sarà una proposta legislativa. Quindi non sarà un optional, ma avrà il valore di uno strumento legale sulla base dei Trattati per il libero movimento. Una volta presentato ai leader, al vertice del 25 marzo, sulla base di questo saranno fatti i passi per organizzare la mobilità vera e propria", ha sottolineato Schinas.
"Questo mese presenteremo una proposta legislativa per il pass verde digitale. L'obiettivo è certificare che le persone sono state vaccinate, i risultati dei test di quanti non si sono potuti immunizzare, e informazioni sulla ripresa dal covid. Rispetterò la protezione dei dati, la sicurezza e la privacy". Così la presidente della Commissione europea, Ursula Von der Leyen, su Twitter.
"Il pass verde Covid faciliterà la vita degli europei. L'obiettivo è di permettere loro, gradualmente, di muoversi in sicurezza nell'Ue o all'estero, per lavoro o turismo", ha evidenziato Von der Leyen.
Il portavoce della Commissione europea, Eric Mamer, ha spiegato che l'esecutivo sta lavorando ad una proposta legale per "facilitare il libero movimento in sicurezza nell'Ue". L'obiettivo è che il pass sia in vigore tra tre mesi, o in estate. "Il pass riguarderà lo spostamento tra una frontiera ed un'altra, ma non quanto potrà essere fatto col pass all'interno dello Stato membro", ha precisato il portavoce. Per evitare "discriminazioni" il pass conterrà anche i risultati di eventuali test o l'avvenuta ripresa dopo una malattia da Covid. Il pass sarà basato sui certificati vaccinali medici su cui gli Stati membri hanno già concordato. Le linee guida sui dati che conterranno sono già stati approvati a gennaio, e saranno ora necessari tre mesi per il lavoro tecnico.
"Il passaporto verde digitale per coloro che sono stati vaccinati, testati e sono guariti rappresenta la possibilità di riconquistare la libertà di viaggio e le altre libertà in tutta Europa", scrive su Twitter il cancelliere austriaco Sebastian Kurz, ringraziando la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, e l'intero esecutivo comunitario per aver "riconosciuto l'urgenza" di adottare il certificato. Il cancelliere esprime il suo giudizio positivo anche sulla volontà dell'Ue di presentare una proposta a marzo: "Sarebbe fatale lasciar passare i mesi", sottolinea.
L'ipotesi di un passaporto vaccinale destinato a facilitare certe attività per chi sia già immunizzato dal Covid resta al momento al momento sul tavolo del governo britannico di Boris Johnson solo come una possibilità da valutare e sarà oggetto di discussioni coordinate con l'Ue prima di qualunque decisione. Lo ha precisato oggi un portavoce di Downing Street ai giornalisti. "Stiamo approfondendo la questione", ha ripetuto il portavoce dopo la recentissima apertura di un cauto spiraglio da parte di Johnson, il cui governo aveva inizialmente mostrato scetticismo su un'ipotesi poco in linea con la tradizione liberale del Regno.
"Il ministero dei Trasporti avvierà conversazioni con gli altri Paesi" e in particolare con Bruxelles sull'idea di "un green pass digitale", poiché "è ovvio che vogliamo parlare con l'Ue e altri Paesi sul modo in cui essi pensano di attuare una politica analoga", ha rimarcato il portavoce; non senza ricordare come Johnson si sia comunque impegnato a evitare ogni "discriminazione" ai danni dei cittadini non vaccinati. La fonte ha quindi difeso come appropriata la stretta imposta di recente ai confini dal governo Tory contro i timori d'importazione delle nuove varianti 'brasiliana' e 'sudafricana' del virus, respingendo la polemica dell'opposizione laburista che che chiede l'allargamento della quarantena cautelare in hotel sorvegliati per chi viaggia nel Regno da qualsiasi Paese al mondo invece che dai 33 Paesi considerati più a rischio come previsto per ora. Ha inoltre ribadito che l'individuazione sull'isola d'una mezza dozzina di contagi con la mutazione 'brasiliana' non giustifica al momento un rinvio dell'annunciata riapertura delle scuole inglesi l'8 marzo dopo oltre 2 mesi di lockdown.
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