BRUXELLES, 18 MAG - L'industria dei media europei è composta da 200mila società, con un milione di addetti. La gran parte (il 99,8%) sono piccole, anche se la gran parte del fatturato è generato dai grandi gruppi (il 50% del totale dai gruppi televisivi). E' quanto emerge dal primo Media Industry Outlook della Commissione europea che analizza i media audiovisivi, il comparto del gaming e quello dell'informazione. L'intero settore, segnala lo studio, vede ricavi in ripresa rispetto al periodo della pandemia, ma con grandi differenze: crescono media online e settori emergenti come il cloud gaming o i contenuti immersivi. La tivù tradizionale si mostra resiliente, mentre altri hanno più difficoltà ad adattarsi.
Il settore dell'audio e video in Europa conta 155mila società, per 91,4 miliardi di ricavi. I contenuti Ue rappresentano il 22% del tempo di visualizzazione, contro il 59% dei contenuti provenienti dagli Usa. I ricavi sono in ripresa dalla pandemia, con i video on demand in rapida crescita e la trasmissione tradizionale che resta resiliente (vale l'84% dei ricavi). Il 44% degli europei indica di voler vedere più film e serie provenienti dal proprio Paese (il 45% dagli Usa), rispetto a quelli che chiedono contenuti provenienti da altri Stati Ue (28%). Nei video games e nella realtà immersiva le società sono 4.600, per l'80% con meno di dieci dipendenti, e 23,5 miliardi di ricavi. 125 milioni di europei giocano ai videogame. Il 75% dei ricavi in Europa è rappresentato da Francia, Germania, Italia, Spagna e Gb, con un aumenti del 22% all'anno dalla pandemia.
Tra i mezzi d'informazione le tivù sono 4mila, i quotidiani 34mila e le radio 5mila. Nel 2021 hanno totalizzato 19,8 miliardi di ricavi tra stampa e media digitali (broadcast esclusi). La maggior parte degli europei consulta le notizie quotidianamente, con la Tv a far la parte del media preferito. La transizione all'online sta portando a un problema di remunerazione. "Gli europei in generale non pagano per l'accesso ai contenuti informativi", segnala l'outlook. Il "divario tra il valore attribuito ai contenuti informativi e la sua monetizzazione rappresenta una sfida cruciale per la sostenibilità economica dei mezzi di informazione". L'European Media Outlook segnala tra l'altro il fenomeno "sempre più diffuso" dei cittadini che non consumano notizie, pur se pari solo a un 7% totale. La percentuale di persone che si dichiarano "molto interessate" alle notizie è diminuito (con casi come in Spagna, dove è passato dall'80% al 55% in sette anni). Nel 2022, e prima dell'invasione russa all'Ucraina, nel 2022 in Italia, Spagna o Francia oltre un terzo delle persone,, soprattutto giovani, ha dichiarato di aver attivamente evitato le notizie.
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