BRUXELLES - La Commissione europea ha aperto una procedura d'infrazione nei confronti dell'Ungheria per aver violato il diritto Ue in materia di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Nel mirino di Palazzo Berlaymont è il decreto approvato lo scorso aprile con cui le autorità ungheresi avevano rilasciato circa 700 detenuti stranieri, condannati per traffico di esseri umani, con l'obbligo di lasciare il territorio ungherese entro 72 ore. Il decreto è stato contestato in particolare dall'Austria, sostenendo che la decisione di Budapest avrebbe avuto un impatto diretto sulla sicurezza del Paese.
In particolare, il decreto prevede la conversione generale delle pene detentive relative ai reati di traffico in una "detenzione di reinserimento". Ciò implica, osserva l'esecutivo comunitario, che le persone condannate vengano rilasciate anche se hanno scontato solo un periodo minore della loro pena. Queste persone sono quindi tenute a lasciare il territorio ungherese entro 72 ore per scontare la "detenzione di reinserimento" nel Paese di precedente residenza abituale o di nazionalità.
Per la Commissione tali sanzioni abbreviate applicabili alle persone condannate per reati di contrabbando non sono né efficaci né dissuasive e non tengono conto delle circostanze dei casi in questione. Pertanto, ha inviato all'Ungheria una lettera di messa in mora. Budapest ha due mesi di tempo per rispondere e colmare le carenze individuate dalla Commissione. In assenza di una risposta soddisfacente, la Commissione può decidere di emettere un parere motivato.
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