BRUXELLES - Nel secondo trimestre del 2023, il Pil nell'Eurozona è aumentato dello 0,3% ed è rimasto stabile nell'insieme dei ventisette Paesi dell'Unione europea, rispetto al trimestre precedente. E' quanto rileva Eurostat nella sua prima stima flash. Nel primo trimestre del 2023 l'Eurozona aveva fatto registrare una crescita zero, mentre il Pil era aumentato dello 0,2% nell'Ue. Su base annua, rispetto al secondo trimestre del 2022, il Pil fa registrare un aumento rispettivamente dello 0,6 e dello 0,5% nelle due aree, restando in territorio positivo dopo il +1,1% registrato nel primo trimestre.
Con un calo dello 0,3%, nel secondo trimestre dell'anno il Pil dell'Italia fa registrare una prestazione peggiore della Germania (0,0%), della Francia (+0,5%) e della Spagna (+0,4%). E' quanto emerge dalle tabelle diffuse da Eurostat nella prima stima flash sull'andamento del Pil nell'Eurozona e nei Ventisette. Tra gli Stati membri per i quali sono disponibili dati per il secondo trimestre del 2023, l'Irlanda (+3,3%) ha registrato l'aumento più elevato rispetto al trimestre precedente, seguita dalla Lituania (+2,8%). Peggio dell'Italia hanno invece fatto Svezia (-1,5%), Lettonia (-0,6%) e Austria (-0,4%). Su base annua, i tassi di crescita sono stati positivi per sette Paesi, con i valori più elevati osservati in Irlanda (+2,8%), Portogallo (+2,3%) e Spagna (+1,8%). L'Italia resta comunque in territorio positivo, facendo registrare +0,6% rispetto al secondo trimestre del 2022. Per la Francia il Pil su base annua si attesta allo 0,9%, mentre la Germania è in territorio negativo con -0,1%. I cali più elevati sono stati registrati in Svezia (-2,4%), Repubblica Ceca (-0,6%) e Lettonia (-0,5%).
Prosegue inoltre il rallentamento dell'inflazione nell'Eurozona. A luglio è prevista al 5,3%, in calo rispetto al 5,5% registrato a giugno. Analizzando le principali componenti, l'istituto europeo di statistica prevede che alimentari, alcol e tabacco registreranno il tasso annuo più elevato a luglio (10,8%, rispetto all'11,6% di giugno), seguiti dai servizi (5,6%, rispetto al 5,4% di giugno), beni industriali non energetici (5,0%, rispetto al 5,5% di giugno) ed energia (-6,1%, rispetto al -5,6% di giugno).
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