YEREVAN - "Quella in atto nei nostri confronti è una politica del genocidio, l'obiettivo di Baku è eliminare la popolazione indigena armena dalla loro patria. L'obiettivo dell'Azerbaigian non è altro che la 'de-armenizzazione' del Nagorno-Karabakh". Lo dice in un'intervista all'ANSA Sergey Ghazaryan, ministro degli Esteri dell'autoproclamata repubblica del Nagorno Karabakh, l'enclave armena in territorio azero che da aprile vive in stato di isolamento dopo che le truppe azere hanno chiuso il passaggio dal corridoio di Lachin, l'unico accesso dall'Armenia ai territori dell'Alto Karabakh.
"La nostra situazione in questo momento è molto critica, siamo vicini ad una catastrofe umanitaria, mentre parliamo la vita di circa 120.000 persone è a rischio", prosegue Ghazaryan intervistato a Yerevan. "Il Corridoio Lachin, la cui sicurezza è stata stabilita dalla dichiarazione trilaterale del cessate il fuoco del 2020, non è solo necessario per l'arrivo degli aiuti umanitari, è un elemento essenziale per la sicurezza del nostro popolo e per il nostro sviluppo socio-economico", continua il rappresentante della repubblica non riconosciuta, sottolineando come "la sicurezza di tale passaggio sia un tassello fondamentale per raggiungere una pace duratura".
Stando agli accordi di cessate il fuoco del 2020, il passaggio nella zona di Lachin doveva essere sotto il controllo delle forze d'interposizione russe, ma le truppe di Mosca hanno di fatto passato il controllo del posto di frontiera alle forze azere da questo aprile. Il rappresentante delle autorità del Karabakh non risparmia critiche all'Ue accusandola di "interagire regolarmente con l'Azerbaigian nonostante la azioni genocide che Baku sta attuando contro di noi". Ghazaryan chiede infatti "sanzioni contro Baku", e lamenta la lentezza dell'Ue nell'approvare misure contro l'Azerbaigian sottolineando come "questo comportamento dà all'Azerbaigian la fiducia nella propria impunità". Riguardo alle garanzie di sicurezza per gli armeni del Karabakh, punto fondamentale del processo di pace in corso tra Armenia e Azerbaigian,
Ghazaryan insiste sulla necessità di "mediatori internazionali e un meccanismo internazionale ben progettato sul terreno". In mancanza di garanzia di sicurezza per gli armeni del Karabakh, l'intero negoziato sarebbe infatti a rischio fallimento e tornerebbe "il pericolo di una ripresa delle ostilità, possibilità resa evidente dalle provocazioni, le violazioni del cessate il fuoco e le quotidiane minacce di ricorrere alla forza da parte dell'Azerbaigian".
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