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Fonti Ue confermano: vicino il punto di rottura con l'Ungheria

I rapporti con il governo magiaro "saranno un nodo da affrontare presto"

Fonti Ue confermano: vicino il punto di rottura con l'Ungheria

Redazione Ansa

BRUXELLES - Si sta avvicinando il "punto di rottura" con l'Ungheria. Lo dice una fonte diplomatica all'ANSA a margine del Consiglio europeo. Gli ultimi episodi - dalla stretta di mano con Vladimir Putin all'accostamento dell'Ue con l'Unione Sovietica - hanno acuito l'insofferenza tra molti Paesi europei per il leader magiaro. "Non è che si possa fare molto, ora si vuole chiudere il dibattito sull'integrazione del bilancio europeo entro la fine dell'anno, poi c'è la consapevolezza che si dovrà affrontare il nodo Ungheria", precisa la fonte.

"Non siamo all'asilo", ha detto il presidente lituano Gitanas Nausėda, a margine del vertice. Il primo ministro ungherese, Viktor Orban "è stato eletto con un processo elettorale democratico e ha il diritto di non pentirsi" del suo incontro con il presidente russo Vladimir Putin, ma resta una cosa "deplorevole", ha aggiunto. Nei giorni scorsi il ministro degli Esteri lituano, Krišjānis Kariņš, aveva attaccato duramente il collega ungherese durante il Consiglio Affari esteri dell'Ue per la stretta di mano tra Orbán e Putin.

Al suo arrivo al palazzo che ospita il summit il primo ministro ungherese ha anche risposto con una provocazione a una domanda sulla posizione di Budapest riguardo alla richiesta di un cessate il fuoco nel conflitto israelo-palestinese. "È un tema molto divisivo, su come reagire agli attacchi terroristici di Hamas contro Israele, le opinioni divergono" ha spiegato, sostenendo invece la necessità di un cessate il fuoco tra Russia e Ucraina.

Parlando del capitolo migratorio su cui si confronteranno i leader Orbán ha detto di non voler fornire denaro ai migranti. "Né vogliamo stanziare fondi per l'Ucraina a meno che non riceviamo una proposta molto valida", ha aggiunto, in merito alla proposta di revisione di bilancio della Commissione europea che include un piano da 50 miliardi per Kiev. Il primo ministro magiaro dice di "non avere nessuna seria argomentazione professionale o politica a sostegno: è improbabile che funzioni, quindi per il momento la respingeremo e vedremo cosa riusciremo a inventarci".

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