Bruxelles - "Gli Stati membri dell'Ue, come Francia, Germania e Italia, non devono minare l'AI Act piegandosi alle affermazioni dell'industria tecnologica, secondo cui l'adozione dell'AI Act porterà a una regolamentazione pesante che frenerà l'innovazione".
Lo dichiara la segretaria generale di Amnesty International, Agnès Callamard, in una nota, commentando la richiesta di Roma, Parigi e Berlino di non introdurre "norme non testate" riguardanti i modelli di fondazione come GPT-4, alla base del chatbot ChatGPT, preferendo piuttosto "un'autoregolamentazione obbligatoria attraverso codici di condotta" con l'obiettivo di non gravare le imprese di eccessivi oneri amministrativi che che soffocherebbero l'innovazione.
"Non dimentichiamoci che 'innovazione contro regolamentazione' è una falsa dicotomia che per anni è stata spacciata dalle aziende tech per eludere una responsabilità significativa e una regolamentazione vincolante" aggiunge Callamard, sottolineando "la concentrazione di potere di una manciata di aziende tecnologiche che cercano di stabilire i termini del primo regolamento sull'IA al mondo". "È ben documentato come le tecnologie dell'IA aumentino i danni ai diritti umani e le discriminazioni quando vengono utilizzate per la sorveglianza di massa, la polizia, la distribuzione del benessere e le frontiere" prosegue, specificando come i più colpiti siano "gruppi emarginati, compresi migranti, rifugiati e richiedenti asilo".
"È imperativo - conclude - che Francia, Germania e Italia smettano di ritardare il processo negoziale e che i legislatori dell'Ue si concentrino sull'assicurare che le protezioni cruciali dei diritti umani siano codificate nella legge prima della fine dell'attuale mandato dell'Ue, nel 2024".
Leggi l'articolo completo su ANSA.it