ROMA - I costi dell'inquinamento atmosferico causato dai più grandi impianti industriali d'Europa dal 2012 al 2021 sono stati in una media compresa tra 268 e 428 miliardi di euro all'anno (2.700 e 4.300 miliardi in totale), circa il 2% del Pil dell'Ue. Tuttavia secondo l'analisi aggiornata dell'Aea (Agenzia europea dell'ambiente), il costo ambientale e sanitario dell'industria europea è diminuito di circa un terzo (-33%) nei dieci anni.
L'aggiornamento diffuso oggi nel briefing "I costi per la salute e l'ambiente derivanti dall'inquinamento atmosferico industriale in Europa" ha esaminato circa 10mila impianti e ha rilevato i progressi fatti dall'industria europea nel ridurre i suoi impatti su clima e ambiente. Nel 2021, i primi cinque Stati membri con strutture che contribuiscono ai costi esterni più elevati sono stati Germania, Polonia, Italia, Francia e Spagna. Sono poco più di 100 (107) le strutture responsabili del 50% del danno complessivo causato dalle emissioni atmosferiche, ovvero l'1% - soprattutto centrali elettriche a carbone -.
Il settore energetico ha rappresentato circa l'80% della diminuzione totale, principalmente adottando le migliori tecniche disponibili e passando alle energie rinnovabili e ai combustibili meno inquinanti, in gran parte come risultato dell'azione dell'Ue. Si prevede che il rafforzamento della direttiva europea sulla qualità dell'aria sosterrà ulteriormente lo sviluppo verso la decarbonizzazione, l'inquinamento zero, l'economia circolare e l'innovazione, avvicinando i limiti di inquinamento alle linee guida sanitarie dell'Organizzazione mondiale della sanità.
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