"Mentre l'economia russa continua a crescere sulla carta, uno sguardo più attento rivela che ciò è dovuto al significativo aumento delle spese militari: il 6% del Pil nel 2024 (pari a 109 miliardi di euro). La Russia è diventata un'economia di guerra. L'inflazione rimane al di sopra dell'obiettivo del 7,4% a causa dell'elevata spesa pubblica, dell'alta crescita dei salari in un mercato del lavoro in contrazione e di una valuta in calo di oltre il 20% rispetto al dollaro nel 2023. La Banca Centrale è stata costretta ad aumentare i tassi di interesse al 16%". Così la Commissione europea in un'analisi sull'impatto delle sanzioni.
L'analisi cita le previsioni del Fmi - che per il 2024 prevedono una crescita in Russia del 2,6% - ma le colloca in un contesto più ampio. "Le prospettive per l'economia russa nel medio-lungo termine sono desolanti: la Russia è ormai un'economia di guerra, isolata a livello internazionale, troppo dipendente dal sostegno statale e più che mai dalle risorse energetiche e dall'importazione di tecnologia dalla Cina", recita il documento. "L'accesso molto limitato alle tecnologie occidentali a causa delle sanzioni internazionali, l'erosione del capitale umano dovuta alla mobilitazione e all'emigrazione e i massicci investimenti militari con scarse ricadute sui settori civili danneggeranno nel tempo il potenziale economico della Russia. Secondo il Fondo Monetario Internazionale, nel 2023 l'economia russa rimarrà più piccola del 4,9% rispetto all'ipotesi precedente alla guerra e la crescita del Pil dovrebbe rallentare all'1,1% nel 2025. Le finanze pubbliche rimangono in deficit a causa del finanziamento della guerra e la loro qualità si deteriora: il deficit del bilancio federale ha raggiunto i 3,4 miliardi di rubli o l'1,9% del Pil nel 2023".
"Il governo russo - conclude l'analisi - ha un margine di bilancio ridotto. Finora è stato in grado di finanziare la guerra grazie al basso debito pubblico, al Fondo nazionale per il Benessere e a speciali imposte una tantum (ad esempio, un prelievo sui superprofitti di Gazprom derivanti dalla volatilità dei prezzi dell'energia). Il livello del Fondo è diminuito di oltre il 7% solo tra febbraio 2022 e gennaio 2024, arrivando a 11.900 miliardi di rubli (131 miliardi di dollari) o al 6,6% del Pil previsto nel 2024, nonostante una parziale ricostituzione del Fondo e gli effetti positivi del deprezzamento del rublo".
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