BRUXELLES - Via libera dagli ambasciatori dei 27 Paesi Ue alla direttiva europea sulla due diligence per la sostenibilità delle aziende. Lo ha annunciato su X la presidenza belga dell'Ue. Gli ambasciatori hanno confermato l'accordo raggiunto con l'Eurocamera a metà dicembre, modificato nei giorni scorsi dalla presidenza belga dell'Ue, portando tra le altre cose da 150 a 450 milioni di euro la soglia di fatturato sopra la quale un'azienda ricadrà nel campo di applicazione della normativa. L'Italia ha votato a favore.
A quanto si apprende da fonti diplomatiche, si sono astenute Germania, Ungheria, Repubblica Ceca, Bulgaria, Slovacchia, Lituania. Hanno invece espresso riserva di scrutinio Svezia e Austria. Rispetto a quanto concordato con l'Eurocamera a dicembre, le modifiche apportate dalla presidenza belga dell'Ue per raggiungere l'intesa portano inoltre da 500 a 1000 la soglia sul numero di dipendenti delle aziende che ricadono nel campo di applicazione della direttiva.
Le nuove norme fissano obblighi di responsabilità per le aziende per monitorare e prevenire i danni ambientali e le violazioni dei diritti umani lungo la loro intera catena di produzione. La direttiva si applicherà quindi alle grandi imprese Ue ed extra-Ue che operano sul suolo continentale e copriranno anche le controllate e i partner commerciali delle aziende. L'obiettivo dichiarato è punire gli abusi ambientali e le violazioni dei diritti umani come il lavoro forzato o minorile. Le sanzioni previste comprendono misure quali il 'naming and shaming' (pubblicazione dei nomi dei trasgressori), il ritiro dal mercato dei prodotti dell'azienda o ammende pari ad almeno il 5% del fatturato netto globale. Le aziende extra-Ue che non rispettano le regole saranno poi escluse dagli appalti pubblici europei.
La confederazione dei sindacati europei Etuc segnala come il via libera al Consiglio Ue sulla direttiva sulla due diligence per la sostenibilità aziendale apra la strada a "un notevole miglioramento nel rispetto dei diritti umani di milioni di persone dei lavoratori nelle catene di fornitura delle imprese operanti nell'Ue". Secondo i sindacati alcuni Stati membri hanno annacquato le ambizioni della direttiva, riducendo il numero di aziende coperte da 16mila a meno di 7mila, ma ci sono comunque "alcuni importanti progressi per i lavoratori".
"La Confederazione europea dei sindacati accoglie con favore il voto positivo sulla direttiva sulla Corporate social due diligence, la forte mobilitazione del movimento sindacale in Europa fa la differenza per i lavoratori e i sindacati nelle imprese e nelle catene di fornitura, nonostante i numerosi ostacoli che sono stati posti sulla strada", afferma la vicesegretaria generale dell'Etuc Isabelle Schömann. "Adottando la prima serie di norme giuridicamente vincolanti al mondo per ritenere le aziende dell'Ue e dei Paesi terzi e le loro filiali responsabili delle loro violazioni, l'Europa rimarrà in prima linea nella protezione dei sindacati e dei lavoratori diritti così come l'ambiente: si tratta di una svolta storica".
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