BRUXELLES - "Laddove le autorità nazionali non adempiano adeguatamente ai propri obblighi di salvataggio in mare, o se risultino coinvolte in violazioni dei diritti fondamentali o limitino la capacità di Frontex ad operare, allora l'agenzia Ue dovrebbe riconsiderare se continuare la cooperazione in corso". Lo ha detto Rosita Hickey, direttrice delle indagini dell'ufficio del Mediatore europeo presentando l'indagine sul ruolo della Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera nelle operazioni di ricerca e salvataggio nel Mediterraneo.
L'indagine del mediatore è stata aperta nel 2023 subito dopo il naufragio della Nave Adriana, il peschereccio naufragato a Pylos nel 2023 lasciando in mare oltre 400 dispersi. Nell'ambito del naufragio il mediatore Ue ha rilevato che "Frontex ha rispettato gli obblighi relativi al suo mandato, ma che tuttavia deve riflettere sul suo ruolo nei soccorsi marini e sugli accordi con le autorità locali se il suo mandato gli impedisce di agire con efficacia", spiega l'ufficio del mediatore.
A causa della scarsa chiarezza del mandato dell'agenzia, e della stretta dipendenza dalle autorità nazionali, infatti, "si è venuto a creare un sistema che manca completamente di una catena precisa di responsabilità", spiega il report del mediatore. Per rimediare alle "carenze strutturali" del mandato di Frontex il Mediatore ha formulato una serie di suggerimenti su alcuni aspetti dell'attività di Frontex ma ha anche sottolineando che questi "accorgimenti non possono comunque rimediare all'assenza di una missione di salvataggio al livello dell'Ue e quindi a colmare il vuoto lasciato dalla chiusura della missione Mare Nostrum".
Leggi l'articolo completo su ANSA.it