STRASBURGO - Il comitato anti-tortura del Consiglio d'Europa, organismo internazionale con sede a Strasburgo, ritiene che attualmente le persone transgender incarcerate nei Paesi membri corrano il rischio di essere vittime di intimidazioni e violenza da parte di altri detenuti e persino del personale carcerario perché sinora solo pochi Stati hanno adottato politiche adatte a questo gruppo definito "vulnerabile". L'allarme è lanciato nel rapporto annuale del comitato in cui un'intera sezione è dedicata alle misure che dovrebbero essere prese per salvaguardare il rispetto e l'incolumità delle persone transgender nelle prigioni.
L'organo del Consiglio d'Europa afferma innanzitutto che "se una persona si auto-identifica come transgender durante la procedura di ammissione in carcere, ciò dovrebbe essere sufficiente di per sé perché il carcere la tratti come tale in tutte le decisioni prese nei suoi confronti, comprese quelle relative al collocamento". I dirigenti carcerari, dice il Comitato, devono esaminare i rischi individuali che la persona transgender può correre tra le mura della prigione, ma anche quelli che potrebbe far subire agli altri detenuti. Qualora il carcere decida di collocare l'individuo in un'area diversa da quella del genere che questa persona ha scelto, le motivazioni devono essere chiaramente esplicitate e la decisione deve essere rivalutata regolarmente.
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