BRUXELLES - "La ripresa dell'Europa, alimentata dalla domanda interna, è saldamente sulla buona strada. Gli ultimi dati sul Pil per l'area euro mostrano una crescita leggermente superiore alle aspettative, con tutte le principali economie che hanno ottenuto risultati leggermente migliori di quanto previsto nel nostro Regional Economic Outlook di aprile 2024". Lo ha detto il direttore del dipartimento europeo del Fondo monetario Alfred Kammer intervenendo a un evento alla Casa dell'Euro a Bruxelles.
"In molti Paesi la disinflazione è continuata e sta aprendo la strada a riduzioni dei tassi di interesse. Ad aprile 2024, l'inflazione complessiva nell'area euro è rimasta stabile al 2,4%. Anche l'inflazione core ha rallentato", ha ricordato Kammer. "Nonostante queste notizie positive, i tassi di inflazione rimangono elevati in diversi paesi europei, il che richiede un approccio attento e misurato all'allentamento della politica monetaria". "Anche nei paesi dell'Europa centrale, orientale e sudorientale prevediamo tagli dei tassi in vista - ha segnalato Kammer -. Ma la disinflazione deve ancora andare oltre. Per questo motivo, la politica monetaria dovrà rimanere restrittiva per un periodo prolungato".
"L'attuale ripresa offre anche l'opportunità per un consolidamento fiscale più ambizioso. I mercati del lavoro sono tesi, il rapporto debito/Pil è aumentato e l'output gap è vicino allo zero in molti paesi. Per questi motivi raccomandiamo una riduzione del deficit meno ritardata di quella attualmente prevista per il 2024-25", ha aggiunto il direttore del dipartimento europeo del Fondo monetario. "Anche se ora l'Europa sta migliorando, si attendono profonde sfide strutturali: l'invecchiamento, il cambiamento climatico e la frammentazione globale. Sfortunatamente, l'Europa non entra in questo periodo da una posizione di forza economica", ha segnalato.
Il punto debole dell'Europa è la bassa produttività, sostiene Kammer. "I livelli di reddito dell'Europa sono al di sotto della frontiera globale. Rispetto agli Stati Uniti, il reddito medio pro capite nell'UE è inferiore di circa un terzo rispetto a quello degli Stati Uniti. Questo divario è ampio e si è ampliato negli ultimi due decenni anche per molte delle economie più ricche", ha spiegato. "Con le politiche attuali, è improbabile che questo divario si riduca nei decenni a venire. Il fattore principale alla base della disparità di reddito con gli Stati Uniti è la minore produttività dell'Europa. Uno stock di capitale e un input di lavoro più ridotti nell'Ue spiegano circa un terzo della differenza. Tuttavia, la maggior parte del divario, quasi il 70%, può essere attribuito alla minore produttività".
Leggi l'articolo completo su ANSA.it