(di Michele Esposito)
(ANSA) - BRUXELLES, 27 MAG - "C'è il margine per costruire
una maggioranza diversa in Europa". Sarà l'avvicinarsi delle
urne, sarà il ritrovato feeling con Marine Le Pen, ma da qualche
giorno la premier Giorgia Meloni ha inclinato il suo racconto
della futura Eurocamera su un piano che va in direzione opposta
alla maggioranza Ursula.
Un'alleanza che non può prevedere la coabitazione di FdI con i
Socialisti. In un gioco di specchi, le parole di Meloni trovano
però una risposta via via più veemente da parte dei partiti
europeisti. A loro si è rivolto, da Dresda, Emmanuel Macron,
scandendo un avvertimento: "Il vento dell'autoritarismo tira
ovunque in Europa. Per questo motivo dobbiamo svegliarci!".
Il presidente francese ha lasciato ben poco al caso nella sua
missione in Germania. Ha parlato dalla città roccaforte
dell'estrema destra tedesca, nel corso della prima visita di
Stato francese in 24 anni. Una visita puntellata dagli incontri
con il cancelliere Olaf Scholz, che ha avuto un duplice
obiettivo: smussare le divergenze che, negli ultimi mesi, hanno
segnato i rapporti tra Parigi e Berlino e dare nuova linfa
all'asse europeista di fronte all'ascesa dell'ultradestra.
"Questa non è solo una tendenza, è una realtà in Ungheria. E
fino a poco tempo fa lo era in Polonia. Queste idee si
diffondono ovunque. Vengono alimentate dagli estremisti, in
particolare dall'estrema destra", ha sottolineato Macron. Nel
suo discorso da un palco situato accanto alla Frauenkirche,
simbolo delle distruzioni della Seconda guerra mondiale, Macron
ha voluto anche lanciare un netto messaggio al fronte dei
frugali, Germania inclusa: quello di un nuovo "paradigma" della
crescita adeguato alle sfide che ha di fronte l'Ue. "Dobbiamo
raddoppiare il nostro bilancio europeo", ha sottolineato il capo
dell'Eliseo, citando l'opzione più detestata dal fronte del
Nord, quella "del debito comune".
Le parole di Macron danno forza a un messaggio che sia i
liberali sia i Socialisti da giorni recapitano al Ppe e a Ursula
von der Leyen, accusati di aver eccessivamente strizzato
l'occhio alle destre e ai sovranisti. "La nostra linea rimane
chiara: non collaboreremo né con l'estrema destra né con chi
stringerà accordi con loro", ha sottolineato all'ANSA la
capogruppo di S&D Iratxe Garcia Perez soffermandosi sull'ipotesi
di una maggioranza che coinvolga anche una parte del gruppo Ecr.
I liberali, guidati proprio dai macroniani, neppure hanno
cambiato posizione e considerano non percorribile un'alleanza
con Meloni .Una maggioranza tra liberali, popolari e
conservatori, al momento sembra impossibile.
Certo, bisognerà anche vedere sotto quali gruppi si
presenteranno le destre e i sovranisti. Il primo segnale è stata
l'espulsione di AfD dal gruppo Id, arrivata su iniziativa di Le
Pen. Un secondo segnale potrebbe essere l'avvicinamento di
Viktor Orban a Ecr - come vorrebbe il Pis, e come ha annunciato
lo stesso premier ungherese - o, chissà, anche in Id. Il
nocciolo della questione, tuttavia, non cambia. Von der Leyen
potrebbe, teoricamente, contare su un sostegno di Meloni ma non
può e non vuole sorreggersi sui voti di lepenisti, leghisti,
orbaniani, spagnoli di Vox. Teoricamente, la presidente uscente
potrebbe continuare a contare sulla maggioranza attuale, che
tuttavia uscirà numericamente indebolita dal voto. Soprattutto,
complice lo scrutinio segreto, la Spitzenkandidat tedesca non
può avere certezza che il voto all'Eurocamera di Ppe, S&D e
liberali si tramuti nel necessario plebiscito per lei. (ANSA).
>>>ANSA/ Meloni, 'una maggioranza diversa in Ue'. Muro di Macron
Il presidente a Dresda: 'C'è un vento autoritario, svegliamoci!'