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Costa in pole per il dopo-Michel, ma la partita è aperta

Nodo giudiziario per ex premier. E c'è chi vorrebbe Frederiksen

Redazione Ansa

L'altra faccia della grande trattativa per il bis di Ursula von der Leyen si chiama Antonio Costa.

E' lui il favorito per prendere il posto di Charles Michel al Consiglio europeo. E' su di lui che punta Pedro Sanchez e il gruppo dei Socialisti, senza i quali la presidente della Commissione uscente non potrà tornare a Palazzo Berlaymont.

La stessa von der Leyen non ha mai lesinato complimenti per l'ex premier portoghese, descritto come politico preparatissimo, abile negoziatore, incline al compromesso. Un profilo adatto, insomma, per guidare i summit dei 27 Paesi membri e rappresentare tutte le posizioni dei governi europei al di fuori del Vecchio Continente.

La discussione sui top jobs entrerà davvero nel merito nella cena dei leader di lunedì. Ma i 3 leader europei, inclusa Giorgia Meloni, presenti al G7, potrebbero imbastire un primo negoziato già a margine del vertice.

Per il sessantaquattrenne portoghese che per dieci anni ha guidato i socialisti lusitani i giochi sono tutt'altro che chiusi. C'è, innanzitutto, l'inchiesta che ha portato alle sue dimissioni da capo del governo lo scorso novembre. Si tratta di una vicenda dai contorni ancora poco chiari: il nome di Costa comparve infatti tra quelli coinvolti nelle intercettazioni ordinate dai pm nell'indagine per traffico di influenze nei confronti del governo di Lisbona. Costa si dimise immediatamente. Le indagini, tuttavia, sono state travolte da fughe di notizie e apparenti errori. La stampa locale, alcuni giorni dopo le dimissioni di Costa, rivelò che nelle indagini c'era stato un errore di trascrizione: ad essere coinvolto non era il premier ma l'omonimo ministro dell'Economia. L'inchiesta tuttavia, non è chiusa. E, come ha spiega una fonte molto vicina alle trattative per i top jobs, è un dato di cui bisogna tener conto e che qualche Paese potrebbe usare per presentare un piano B. Il nome alternativo più gettonato resta quello di Mette Frederiksen. La premier danese piace molto ai Nordici - e anche ad una parte del Ppe - per le sue politiche migratorie, fortemente securitarie. Ha, inoltre, ottimi rapporti con von der Leyen. Alle sue spalle i nomi che circolano sono soprattutto italiani: Enrico letta e Paolo Gentiloni. Il secondo, nei giorni scorsi, ha spiegato di voler tornare in Italia. Il primo è stato l'autore del rapporto sul Mercato unico presentato al Consiglio europeo informale di aprile. Su Mario Draghi pesa invece una zavorra non marginale: il non far parte di alcuni partito e, in particolare, il non essere membro dei Socialisti.

La casella del Consiglio europeo è cruciale per la buona riuscita della trattativa nel suo complesso. Von der Leyen ne è consapevole e, per questo, punta ad un negoziato a pacchetto, che magari includa anche le vice presidenze esecutive della Commissione. Più è ampio il Cencelli comunitario più si riduce il rischio che, alla cena dei leader di lunedì, emerga una fronda anti-Ursula e anti-Costa. Per scegliere entrambi serve la maggioranza qualificata del Consiglio europeo, ovvero 55% dei Paesi membri e il 65% dell'intera popolazione dell'Ue.

Viktor Orban, unico apertamente contrario a von der Leyen, ha bisogno di almeno altri tre Paesi per creare una minoranza di blocco. La casella dell'Alto Rappresentante per la Politica Estera dovrebbe essere assegnata ai Liberali. In pole c'è la premier estone Kaja Kallas, favoritissima. Il belga Alexander De Croo e il lussemburghese Xavier Bettel non hanno perso le speranze.
    Il quadro sarà più chiaro dopo la cena informale di lunedì. I 27 hanno concordato che von der Leyen partecipi, ma esca dalla sala nel caso di dovesse discutere della sua candidatura. Ma l'invito alla cena per Ursula, ha spiegato la portavoce della Commissione, non è ancora arrivato. (ANSA).
   

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