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>>>ANSA/ Von der Leyen al bivio, Meloni o Verdi saranno decisivi

L'Afd terremota le destre lavorando a un nuovo gruppo sovranista

Redazione Ansa

(di Michele Esposito) (ANSA) - BRUXELLES, 22 GIU - Fra una settimana Ursula von der Leyen potrebbe essere la presidente della Commissione incaricata della nuova Europa. Ma non avrà superato l'ostacolo principale per il suo bis, le forche caudine dell'Eurocamera. Con una maggioranza a quota 398 e i franchi tiratori pronti a far scattare la loro trappola, la leader tedesca avrà bisogno almeno dell'appoggio o dei Verdi o di Giorgia Meloni. Con un'appendice allarmate: il sostegno degli uni o dell'altra è destinato ad aumentare il dissenso interno a Popolari, Socialisti e Liberali.
    La settimana prossima sarà il primo vero snodo per Ursula e per il Ppe. I giorni che precederanno il vertice Ue di giovedì e venerdì saranno densi di riunioni, negoziati sotterranei.
    Martedì ci sarà la riunione costitutiva del gruppo S&D, con Iratxe Garcia Perez favorita per il bis. Mercoledì toccherà ai gruppi Renew ed Ecr. Giovedì, ha rivelato lo Spiegel, è prevista invece una importante novità: i tedeschi di Afd hanno convocato una riunione per un nuovo gruppo parlamentare, che potrebbe chiamarsi "I Sovranisti". Sugli altri membri (servono almeno 23 eurodeputati di 7 Paesi membri) non c'è certezza ma le tracce portano, tra gli altri, ai cechi di Ano (appena usciti da Renew), agli ungheresi di Fidesz, allo Smer del premier slovacco Robert Fico e agli sloveni dell'ex premier Janez Jansa. Il gruppo potrebbe terremotare il fronte delle destre al Pe, facendo da polo di attrazione per le formazioni più euroscettiche.
    Ogni giocatore al tavolo dovrà abbandonare i tatticismi prima del vertice dei 27, dove l'obiettivo è partire da un terzetto stabile per i top jobs. Al momento, oltre a von der Leyen, i favoriti per il Consiglio europeo e il ruolo di Alto Rappresentante Ue restano Antonio Costa e Kaja Kallas. Sul primo, però, cresce l'ombra di un piano B che ha il nome di Enrico Letta. L'ex premier italiano, autore del report sul mercato unico, ha posizioni più centriste su alcuni temi cardine come l'immigrazione. Anche la presidente del Consiglio dovrà fare chiarezza. Innanzitutto sulla delega alla quale aspira nella Commissione. "Vogliamo un vicepresidente della Commissione, un commissario forte, per avere una buona politica europea a favore dell'industria e dell'agricoltura", ha spiegato il vice premier e ministro degli Esteri Antonio Tajani all'emittente francese Tf1. E Tajani potrebbe non aver citato a caso i settori dell'agricoltura e dell'industria. Il primo vede il governo Meloni in prima linea dall'inizio del mandato. La delega all'industria, che fu ricoperta dallo stesso Tajani, è centrale in un momento in cui l'Ue è chiamata a rilanciarsi sulla competitività globale e ad accelerare sul comparto della difesa. Difficile, invece, che l'Italia possa mettere le mani sulla delega al Green Deal, destinata alla spagnola Teresa Ribera.
    Il capo di Forza Italia ha ribadito il suo no al dialogo con Marine Le Pen e Id ed è tornato a fare appello ai vertici del Ppe: sì al dialogo con i Conservatori, porte chiuse ai Verdi. Il leader del Ppe Manfred Weber è tra i più scettici all'ingresso dei Verdi in maggioranza. Ma nel gruppo c'è una nutrita fronda, capitanata da Donald Tusk, che non vuole aprire a Ecr, dove tra l'altro milita il Pis, grande avversario del premier polacco. Al vertice Ue non dovrebbe ripetersi la scena della cena informale di lunedì, con le riunioni parallele dei negoziatori di Ppe, Socialisti e Liberali. Prima del summit di lunedì "era stata concordata una coreografia, ma i negoziatori non l'hanno rispettata. Speriamo che ora lo facciano", hanno spiegato fonti europee. Decisivi, infatti, saranno anche leader che non fanno parte dei tre partiti filo-Ue. Due di loro, Meloni e Viktor Orban, si vedranno lunedì a Roma in un bilaterale cruciale anche per la loro strategia al tavolo dei leader. (ANSA).
   

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