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>>>ANSA/Orban cerca l'asse con Meloni, distanze sulle nomine Ue

Allarme di Scholz sul voto in Francia. L'apertura di Weber a Ecr

Redazione Ansa

(di Michele Esposito) (ANSA) - BRUXELLES, 23 GIU - Germania, Italia e Francia: Viktor Orban ha scelto tre Paesi chiave per il suo mini-tour prima di guidare il semestre di presidenza europeo. Il suo attivismo nelle ultime settimane è cresciuto anche perché, per il premier magiaro, le elezioni europee non sono andate bene. E l'ingresso nel Ppe dell'astro nascente dell'opposizione ungherese, Peter Magyar, lo ha innervosito non poco. Delle tre capitali oggetto della missione è con Roma che Orban ha una maggiore comunità di vedute. Su immigrazione, sfida demografica, limitazione della sovranità europea il leader di Fidesz cercherà, e probabilmente troverà, l'asse con Giorgia Meloni. Ma sul posizionamento rispetto alle nomine dei vertici Ue i due restano distanti. E solo la premier italiana può giocarsi la carta del dialogo con la maggioranza.
    La presidenza ungherese inizierà il primo luglio sotto il segno dello slogan trumpiano "Make Europe Great Again". "Saremo degli onesti mediatori", hanno spiegato dal governo di Budapest provando a spegnere l'allarmismo che circola a Bruxelles sulla gestione del semestre. Difesa, competitività, un'ulteriore stretta all'immigrazione, allargamento con vista sui Balcani Occidentali, più che sull'Ucraina, saranno alcuni temi chiave di una presidenza che potrebbe limitare la portata attuativa del Green Deal e che di certo non si concentrerà sulle riforme istituzionali dell'Ue. Su molti di questi temi Orban può contare sull'appoggio di Meloni e sulla virata a destra che, sebbene con una portata minore del previsto, ha segnato le elezioni europee.
    Il voto in Francia, e la possibile vittoria di Marine Le Pen, avrà un ruolo così dirimente da allarmare anche la vicina Germania. "Mi preoccupano le elezioni in Francia, lo dico con chiarezza", ha ammesso il cancelliere Olaf Scholz. Le destre sovraniste sono già nei governi di Olanda, Finlandia e Repubblica Ceca. Paesi ai quali va aggiunta la Slovacchia guidata dal sovranista, ex membro dei Socialisti, Robert Fico.
    Il sostegno all'Ucraina e il posizionamento sui top jobs Ue in vista del vertice di giovedì e venerdì continuano a dividere Meloni e Orban. Sul primo punto la premier non ha mai evocato l'idea che l'Italia possa sospendere il suo appoggio. Sul secondo tema i due giocano partite diverse. Meloni, assieme a Fiala, è l'unica leader a cui il Ppe guarda per l'allargamento a destra della maggioranza sul voto a Ursula von der Leyen. Il leader popolare Manfred Weber, nel suo costante mostrare il partito come kingmaker delle trattative, ha ribadito che il terzetto ai vertici europei dovrà tener conto di tre pilastri: la garanzia alla pace, la crescita economica, la limitazione dell'immigrazione con il prosieguo della politica dei patti con i Paesi africani. Ed è proprio il tema dei migranti che potrebbe portare il Ppe a convergere con i Conservatori, piuttosto che con i Verdi. Meloni, al di là dei temi, alzerà la posta sulla richiesta di un commissario di peso per l'Italia. E un ruolo, nelle trattative, verrà giocato anche dai termini del dialogo tra Ue e governo sul rientro dal deficit e del debito, vista l'imminente procedura di infrazione. Senza contare che, sul Pnrr, l'ok della Commissione alla quinta rata continua a non arrivare e l'Italia registra alcuni ritardi sull'effettiva spesa delle risorse finora arrivate.
    Orban, nel contesto dei top jobs Ue, si colloca nettamente all'opposizione. Si avvia a non votare né von der Leyen, né Antonio Costa (o Enrico Letta, come piano B) al Consiglio europeo, né Kaja Kallas come Alto Rappresentante.
    All'Eurocamera, per lui, le porte di Ecr sono chiuse mentre giovedì potrebbe nascere un nuovo gruppo sovranista, guidato a Afd. Ma è difficile che Orban ne faccia parte. A partecipare tra gli ungheresi potrebbe essere l'ancor più estremista partito Mi Hazank, accompagnato dagli spagnoli di 'Se acabò la fiesta', dai polacchi di Konfederacja, dagli slovacchi di Republic, dai romeni di S.o.S, dai greci di Niki e dall'eurodeputata di Reconquete, e compagna di Zemmour, Sarah Knafo. Tutte formazioni che i partiti filo-Ue considerano alla stregua dell'illegalità.
    Ma chissà che la mossa di Afd non sia anche una tattica per convincere Le Pen e Matteo Salvini a riammetterli nel gruppo Id. (ANSA).
   

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